Nei suoi ultimi istanti di vita Fabiana Luzzi ha lottato con tutte le sue forze, cercando di restare aggrappata alla vita. Ferita gravemente dal fidanzato, la ragazza ha tentato di togliergli di mano la tanica di benzina con la quale lui intendeva darle fuoco. A raccontare questo particolare raccapricciante, nella sua drammaticità, è stato lo stesso ragazzo (D.M., compirà diciotto anni ad agosto), che sabato pomeriggio è crollato dinanzi alle domande incalzanti dei carabinieri del comando provinciale e del pm di Rossano, Maria Vallefuoco, che inizialmente l’ha interrogato su delega della procura dei minori.
Il "fidanzatino", così viene chiamato il giovane assassino, era andato a prendere Fabiana a scuola, in motorino. Hanno raggiunto una zona appartata, alla periferia del paese. Lei ha ribadito di non volerne più sapere e si è rifiutata. Sono volate parole grosse e lui l'ha presa a coltellate. Poi l'ha trascinata per diversi metri, lasciandola sotto a un fico. Ed è andato a preocurarsi della benzina per compiere, fino in fondo, il suo gesto folle.
Quando si è resa conto che il ragazzo intendeva bruciarla, Fabiana ha trovato le ultime energie residue, è riuscita a rialzarsi e gli si è buttata addosso, cercando di versare per terra il contenuto della tanica. Ma, gravemente ferita, era debolissima e non riusciva più a combattere contro il suo aguzzino. Così è ricaduta a terra e il giovane le ha versato
addosso il carburante dandole fuoco e guardandola bruciare tra i lamenti.
Visto che il rogo era visibile dalla stradina che correva di fianco allo spiazzo in cui s’erano appartati, il ragazzo ha trascinato il corpo in una boscaglia. E' per questo che si è ustionato le mani e il volto, tanto da dovere ricorrere venerdì sera alle cure prima dell’ospedale di Corigliano e poi del centro grandi ustionati di Brindisi, da dove è stato fatto tornare nella notte, quando, dopo la denuncia di scomparsa di Fabiana da parte dei genitori, gli investigatori hanno cominciato a sospettare di quel ragazzino agitato che aveva raccontato d’essersi bruciato con la marmitta dello scooter.
Corteo studenti a Corigliano
Scuole chiuse, questa mattina, a Corigliano Calabro, in segno di lutto per l’omicidio di Fabiana. Gli studenti, tra cui i compagni di Fabiana, hanno organizzato un corteo che si è snodato per la città arrivando sotto la casa della famiglia della ragazzina. I compagni di scuola indossano un nastro rosso, "il colore dell’amore, che vogliamo portare per ricordare Fabiana". "La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci", è scritto su un altro striscione. E su un altro ancora: "No al femminicidio". In testa al corteo una studentessa con un bouquet di fiori che è stato deposto all’imbocco della stradina alla fine della quale è stato trovato il cadavere di Fabiana. Nello stesso punto, dove il corteo ha sostato alcuni minuti, sono stati lasciati anche alcuni palloncini bianchi a forma di cuore.
La mamma di Fabiana
Tra lacrime e applausi il corteo degli studenti è giunto sotto casa dei familiari dove, dal balcone al secondo piano, la mamma, circondata da amiche della ragazza e
familiari, ha urlato: "Fabiana quanta gente ti voleva bene, solo uno ti odiava. Come era bella mia figlia - ha poi aggiunto - ora non posso più vederla, devo solo ricordarla attraverso di voi".
L'amico dell'omicida
"Ora non riuscirei neppure a guardarlo in faccia e soprattutto non riuscirei a dirgli nulla", ha detto un compagno di classe del diciassettenne che ha confessato di avere ucciso la fidanzata. "Tra noi - ha aggiunto - è sempre stato tranquillo, socievole e ci proteggeva. La mattina dell’omicidio non è andato a scuola. Il giorno prima c’è stata una festa ed abbiamo fatto tardi. Di Fabiana non parlava spesso.
Il rapporto con lei era solo suo. Quando l’ho saputo non credevo potesse essere stato lui. Venerdì abbiamo saputo solo che si era ustionato. Di Fabiana non sapevamo ancora nulla e non volevamo neanche parlare di quanto potesse essere accaduto".
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