I servizi sociali danno il sussidio di povertà alla moglie del boss

Il sidnaco di Corleone ha bloccato immediatamente la pratica che prevedeva il sussidio di povertà alla moglie del boss Rosario Lo Bue attualmente detenuto

I servizi sociali danno il sussidio di povertà alla moglie del boss

Era stato già tutto avviato per poter elargire il sussidio di povertà alla moglie del boss di Corleone Rosario Lo Bue ma il sindaco appena appreso cosa stesse succedendo ha bloccato tutto

I servizi sociali avevano approvato: Maria Maniscalco, moglie del boss di Corleone Rosario Lo Bue avrebbe preso il sussidio di povertà. Il sindaco di centrodestra Nicolò Nicolosi però appena saputo ha bloccato la pratica. Era stato il quotidiano La Repubblica a mettere la pulce nell'orecchio del sindaco, chiedendo spiegazioni in merito. Chiedendo al neo primo cittadino se Maria Maniscalco dovesse davvero prendere quell'aiuto economico. Lo stesso aveva dichiarato al giornale:"Non ne so nulla, fatemi verificare".

Dopo le opportune verifiche Nicolò Nicolosi è rimasto, sembrerebbe, sbalordito:"Ho scoperto che qualcuno dal servizio sociale del Comune ha addirittura telefonato alla signora Lo Bue per informarla che la domanda non era corretta, perché era stato inserito nel nucleo familiare il marito, attualmente detenuto. Così la signora ha presentato una seconda istanza". La donna ha quindi presentato la domanda più di una volta perché avrebbe inserito nel suo nucleo familiare il marito, attualmente detenuto in carcere e tra i boss che sono stati fedelissimi a Provenzano. Secondo il sindaco è spontaneo pensare che la famiglia di un boss della mafia non sia propriamente "Nullatenente", secondo lo stesso molti familiari dei boss possono attingere ai tesoretti che i capi mafia hanno lasciato nonostante detenuti in carcere. Affitti di immobili intestati a prestanome.

L'amministrazione ha comunque promesso indagini interne volte a verificare chi abbia aiutato la moglie del boss.

Rosario Lo Bue, boss di Corleone attualmente in carcere, nel 2015 era finito in manette in seguito all'operazione

chiamata Grande Passo 3 in cui gli investigatori avevano individuato in lui il mandatario dell'omicidio di un imprenditore corleonese. Gli stessi hanno ritenuto che Lo Bue fosse stato scelto per diventare l'erede di Provenzano.

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