Corona scrive dal carcere: "Ora basta, voglio giustizia, questa non è più una vita"

Le parole dell'ex re dei paparazzi lette durante In Onda su La7

Corona scrive dal carcere: "Ora basta, voglio giustizia, questa non è più una vita"

"Che cosa mi hanno fatto? cosa sono riusciti a farmi? Non è giusto, è allucinante, è incredibile, è schifoso. Sono quasi 2 settimane che non esco più dalla cella, che non dormo più, che non vado più all’aria, che non partecipo più a nessuna attività, che non parlo più con nessuno, a malapena mangio, ho lo sguardo fisso e perso nel vuoto.! Mi muovo dannatamente all’interno del mio piccolo e sporco spazio ristretto con la sentenza in mano". Iniza così la lettera scritta da Fabrizio Corona e letta ieri sera durante la trasmissione In Onda su La7.

"Continuo a rileggerla, e impreco, sbatto la testa contro il muro, tiro pugni alla finestra.! Ma ora, dopo anche questo, sono disposto a morire per aver riconosciuta la mia giustizia, perché sia raccontata la verità dei fatti. Oggi, anzi ieri è toccato a me, ma domani potrebbe toccare a voi. Soltanto una settimana fa, dopo quasi 600 giorni di galera fatta ho scoperto che non solo ero stato condannato per estorsione, ma che l’estorsione è stata fatta, secondo i giudici di Torino, con metodo mafioso.! Mi hanno aumentato la pena in appello da 3 anni e 4 mesi a 5 anni, e condannato con un aggravante che dai dà ai criminali pericolosi, il famoso 628 comma 3 del codice penale, che è rapina: “quando la violenza o minaccia è commessa da più persone riunite o con armi” - reato ostativo - 4 bis - niente sconti per liberazione anticipata (75 giorni a semestre per regolare condotta), niente programma terapeutico rieducativo, almeno 5 anni in cella di sicurezza.!", scrive l'ex re dei paparazzi.

Che poi aggiunge: "La mia non è una sentenza di condanna esemplare, è una sentenza che vuole dare un esempio. Una giustizia che cerca di ricostruirsi un immagine a colpi di show giustizialisti. Ho fatto da incensurato 107 giorni di carcere preventivo in regime di massima sicurezza, in cella con quel Peppe Iannicelli - Boss delle Ndrine che hanno bruciato vivo insieme a quell’angelo di suo nipote, e quella carcerazione mi ha rovinato la vita. mi sono perso e sono diventato quello che voi avete creato. Non sono uno stinco di santo è vero, mi sono presso le mie responsabilità e come si dice qui in gergo: “mi sono fatto la galera”, ma non sono un criminale. E’ giusto e voglio pagare per gli errori che ho fatto. la mia fuga in Portogallo era solo un gesto di protesta per l’assurda e clamorosa sentenza di Torino!".

Corona infine conclude: "Mi hanno bollato in maniera perenne e perentoria denigrandomi ingiustamente.

La vita è una sola e no si può marcire dentro una cella costretto a non fare nulla solo perché sei antipatico o hai pestato i piedi a qualcuno di troppo potente. Non mi possono anche vietare di “rieducarmi”. Non è giusto. E io ora dico basta. Voglio giustizia e sono pronto a sacrificare tutto. Anche la mia vita".

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