Coronavirus, ecco gli "indicatori" che possono far chiudere tutto

Gli "indicatori" per l’allerta coronavirus sono di tre tipi. In caso di necessità sarà possibile la creazione di nuove zone rosse per contenere l’epidemia.

Coronavirus, ecco gli "indicatori" che possono far chiudere tutto

Se nella "fase 2" il numero di persone colpite dal coronavirus dovesse salire nuovamente le autorità politiche e sanitarie interverrebbero prontamente mettendo in campo immediate azioni di contenimento dell’epidemia. Il tutto per evitare una seconda e più estesa ondata di contagi che potrebbe mettere in enorme difficoltà il sistema sanitario.

Capacità di monitorare la situazione, di fare tamponi, indagini epidemiologiche e tenuta dei servizi sanitari sono gli elementi indicati nella bozza di circolare del ministero alla Salute presentata ieri alle Regioni e che oggi potrebbe diventare un atto ufficiale. Come riporta AdnKronos, nel caso di una crescita di contagi, un futuro lockdown potrebbe essere limitato alle aree coinvolte.

Il piano prevede uno schema in tre punti all'interno del quale ci sono 20 indicatori. Il primo riguarda "indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio": in pratica si valuterà la capacità di tenere sotto controllo almeno il 60% dei casi di contagio accertati, cioè persone positive che non vanno in ospedale che quelle costrette al ricovero. Ogni settimana, inoltre, si invierà ad almeno il 50% delle Rsa delle checklist, per monitorare la situazione e decidere le mosse da compiere.

Il secondo punto riguarda"indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti". In parole più semplici, è prevista la valutazione della percentuale di tamponi positivi effettuati e della velocità nello svolgere i test. Ciò servirà, nello scenario peggiore, a far scattare l'allerta nel caso di aumento di pressione sugli ospedali ospedale. Tra i sintomi e il tampone non dovranno passare più di 3 giorni. Altrettanto importante è la capacità di garantire per il "contact-tracing", l'isolamento e la quarantena.

Il terzo punto riguarda "indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari". Gli esperti valuteranno l'andamento del contagio monitorando la situazione nelle ultime due settimane. L’indice di riproduzione deve restare sotto l'1. Allo stesso tempo saranno tenuti sotto controllo anche gli accessi al pronto soccorso e la situazione delle terapie intensive, i pazienti colpiti da coronavirus devono occupare meno del 30% dei posti disponibili, e dei reparti di area medica, meno del 40% dei posti.

Parametri che equivalgono a dei campanelli d'allarme e che dovranno essere tenuti costantemente sott'occhio. Se la situazione dovesse aggravarsi si valuterà la creazione di zone rosse. Questa ipotesi sarà valutata grazie a due algoritmi basati sui vari indicatori.

Anche perché quasi certamente dopo la fine del lockdown, si calcola tra i 15 e i 20 gironi della "ripartenza" ci sarà comunque un incremento di contagi. Gli esperti stanno lavorando affinché questo aumento sia contenuto.

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