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Coronavirus, flashmob in finestra? Sì, ma occhio alle distanze

In questi giorni di flashmob da finestre e balconi gli esperti ci mettono in guardia: "Il canto non protegge dal coronavirus perciò bisogna stare attenti a rispettare la distanza di sicurezza che deve essere almeno di un metro"

Coronavirus, flashmob in finestra? Sì, ma occhio alle distanze

Viviamo nella stagione delle domande. Se persino stringere una mano o abbracciare qualcuno è sconsigliato, allora siamo portati a pensare che il pericolo si annidi ovunque. Il decreto anti-coronavirus ha gettato tutti nell'incertezza, perché le casistiche sono così variegate da non poter essere racchiuse tutte quante in un formulario. Ci sono sempre nuovi interrogativi che nascono con il passare delle ore e l'evolversi degli eventi. Ma facciamo un passo indietro.

Ieri in tanti hanno risposto all'emergenza coronavirus lanciando un messaggio di unità nazionale. C'era tutto il Paese affacciato alla finestra a intonare l'Inno di Mameli. Ed è stato grandioso e commovente. Passata l'emozione, però, qualcuno si è domandato: "Ma è sicuro? Il governo ha raccomandato di non accalcarci eppure ieri eravamo tantissimi". E ancora: "Ma la distanza di sicurezza tra persone che cantano non dovrebbe essere maggiore?". Dubbi che non sono poi così bizzarri, visto che il Covid-19 si trasmette attraverso quelle che in gergo tecnico si chiamano "droplet", ossia goccioline di saliva nebulizzate. Basta guardare alcuni dei video circolati su Facebook in queste ore per rendersi conto che in parecchi casi le persone si sono ritrovate a strettissimo contatto. C'è da proccuparsi? Secondo il professor Roberto Cauda, direttore del dipartimento malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, "il canto di per sé non amplifica le emissioni di droplet perché non equivale né a un colpo di tosse né ad uno starnuto". "Perciò - assicura il professore - non occorre tenere una distanza interpersonale maggiore di quella indicata dal decreto del governo".

"Tuttavia - chiarisce l'esperto - anche in occasione di queste iniziative bisogna muoversi con cautela, stando attenti a rispettare la distanza di sicurezza che deve essere almeno di un metro". Il consiglio, quindi, è di "valutare le condizioni architettoniche e ambientali che ovviamente variano da caso a caso". Qualora la conformazione degli edifici non permetta di rispettare le prescrizioni anti-contagio l'esperto è categorico: "Meglio astenersi". Le iniziative spontanee che in questi giorni stanno nascendo in tutto il Paese non presenterebbero criticità particolari neppure per il professor Antonio Clavenna, del dipartimento di salute pubblica dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. "Soprattutto perché gli ambienti aperti riducono il rischio di contagio".

Attenzione però: "Anche in questa circostanza è fondamentale rispettare la distanza di sicurezza", sottolinea Clavenna. Più di un metro? "Più di due". Cantare, insomma, non è peccato. Per molti è un antidoto, per altri è nostalgia di Sanremo, ma di certo non ti protegge dal virus.

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