L'immunità contro il Covid-19? Potrebbe non esistere. O almeno: potrebbe non esistere un'immunità a lunga durata. È questa, in estrema sintesi, la conclusione alla quale è arrivato un team di scienziati cinesi e americani dopo uno studio effettuato sugli anticorpi degli operatori ospedalieri della città di Wuhan.
Il giallo degli anticorpi
Lo studio, riporta il South China Morning Post, voleva verificare se i lavoratori degli ospedali di Wuhan, direttamente esposti ai pazienti infetti nella fase iniziale dell'epidemia, avessero sviluppato anticorpi.
Secondo una stima degli scienziati, almeno un quarto degli oltre 23mila campioni testati avrebbe potuto contrarre la malattia. Tuttavia, ad aprile, solo il 4% di loro aveva sviluppato anticorpi. "È improbabile che le persone producano anticorpi protettivi di lunga durata contro questo virus", hanno concluso i ricercatori in un documento non sottoposto a revisione paritaria e pubblicato su medRxiv.org.
Ricordiamo che la revisione paritaria (detta anche peer review) è quella particolare procedura di selezione degli articoli, o dei progetti di ricerca, proposti da membri della comunità scientifica ed effettuata attraverso una valutazione di specialisti del settore. Il loro scopo è verificare l'idoneità alla pubblicazione su riviste specializzate dello studio analizzato e che il contenuto preso in esame non presenti errori, falsità o distorsioni.
Tornando alla ricerca, fin qui si è sempre dato per scontato il fatto che i pazienti malati e poi guariti avrebbero, in ogni caso, prodotto anticorpi che li avrebbero protetti da una seconda infezione. È per questo che certi Paesi stanno pensando perfino di rilasciare una sorta di certificato immunitario, ed è sempre sulla base di tale assunto che gli esperti stanno lavorando a vaccini e farmaci vari.
La nuova ricerca di Wuhan suggerisce invece che non tutti i soggetti infetti siano in grado di produrre anticorpi o di produrne di lunga durata. Lo studio, guidato da Wang Xinhuan dell'ospedale Zhongnan dell'Università di Wuhan e da scienziati dell'Università del Texas, a Galveston, ha preso in esame campioni di operatori sanitari e personale ospedaliero della capitale dello Hubei.
I risultati della ricerca
Scendendo nel dettaglio, il team ha scoperto che il 4% degli operatori sanitari e il 4,6% del personale ospedaliero ha generato l'anticorpo IgG, vero e proprio indicatore dell'immunità, la cui durata è ancora poco chiara.
Il punto è che la percentuale reale di infezioni del campione preso in esame, secondo le stime, potrebbe arrivare intorno al 25%. Non è finita qui: lo studio ha anche suggerito che il 10% delle persone prese in esame per la ricerca potrebbe aver perso la protezione anticorpale in circa un mese.
"I nostri risultati hanno importanti implicazioni per l'immunità del gregge, le terapie basate sugli anticorpi, le strategie di salute pubblica e lo sviluppo di vaccini", hanno affermato i ricercatori. "L'idea di un certificato immunitario per i pazienti guariti di Covid-19 non è valida", ha scritto il professor Wang.
Wu Yingsong, direttore della ricera ingegneristica anticorpale presso la Southern Medical University of Guangzhou, ha tuttavia dichiarato che lo studio di Wuhan dovrebbe essere trattato con estrema cautela.
Molti test sugli anticorpi, per risparmiare tempo e denaro, potrebbero aver generato risultati non attendibili. "Ci sono ancora molte cose fondamentali sul coronavirus che non capiamo", ha concluso diplomaticamente il professor Wu.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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