Niente ergasotolo duro, lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell'uomo che rigetta il ricorso presentato dall'Italia. La Corte lo scorso 13 giugno aveva considerato ammissibile il ricorso avanzato dal detenuto per mafia Marcello Viola e stabilito che c'era stata una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Per tutta risposta il governo italiano aveva chiesto che la decisione fosse rinviata per un nuovo giudizio alla "Grande Camera". Oggi il no definitivo all'Italia, cui viene chiesto di riformare la norma sull'ergastolo ostativo. Diventa così, operativa la decisione del 13 giugno scorso che giudicava il "fine pena mai" come trattamento inumano e degradante.
Il ricorrente, Marcello Viola fino al giugno scorso era detenuto nel carcere di Sulmona, nell'Aquilano, dove sconta condanne per reati tra i quali associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona, detenzione illegale di armi da fuoco. Tra il 2000 e il 2006 è stato sottoposto al regime carcerario speciale 41 bis; il 14 marzo 2006 il Tribunale di Sorveglianza ha accolto un ricorso di Viola e ha posto fine al 41 bis. Viola ha poi chiesto di poter lasciare il carcere con un permesso per due volte; in entrambi i casi la richiesta è stata respinta, perché il condannato non aveva collaborato con la giustizia, né era stato accertato che avesse rescisso i legami con l'associazione criminale. Nel 2015 il detenuto ha fatto ricorso, invano, poiché la concessione di permessi è condizionata alla collaborazione con la giustizia e all'interruzione permanente dei legami con la mafia; anche la Corte di Cassazione, il 22 marzo 2016, ha respinto le richieste di Viola. Il condannato ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani sostenendo che l'ergastolo viola l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che proibisce i trattamenti inumani e degradanti, e l'articolo 8, che prevede il rispetto per la vita privata e familiare. Per il detenuto, il regime carcerario cui è sottoposto è "incompatibile" con l'obiettivo della riabilitazione e della reintegrazione sociale del reo. All'Italia spetterà pagare le spese legali sostenute da Viola e quantificate i 6mila euro.
Durissime le polemiche arrivate subito dopo la decisione della Corte Europea. "Ora è a rischio il 41bis", dice in diretta Fb, il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. "Il 41bis è il regime che controlla rigorosamente ogni forma di comunicazione - continua - nel 41bis non si può, né si deve comunicare perché, non avendo dato un segnale di ravvedimento, il detenuto è considerato ancora parte dell'associazione mafiosa". Per il magistrato Nino Di Matteo, pm della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo queste erano le aspettative degli stragisti. "Ribadisco quanto ho già avuto modo di dire in questi giorni - afferma Di Matteo all'Agi - e cioè che le bombe servivano per raggiungere, tra gli altri, anche questo scopo. Queste erano le aspettative degli stragisti".
Dello stesso avviso Pietro Grasso che si dice preoccupato dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che oggi comunicherà la sua decisione sull’ergastolo ostativo.
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