La linea scelta per affrontare il tema della guerra in Ucraina costituisce l'ennesima prova di come Francesco abbia rivoluzionato l'idea del papato. Potrebbe essere sintetizzata così la riflessione di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica e "spin doctor" del pontefice argentino, che ha voluto ricordare come il Papa, con le sue utlime mosse nella guerra in Ucraina, abia volutamente svestito i panni di un novello imperatore.
Il gesuita italiano parte dal concetto di "impero" nel senso politico del termine, ossia di linea di demarcazione netta di un interesse nazionalistico o comunque di parte, per spiegare come Jorge Mario Bergoglio abbia resistito a questa "tentazione". E spiega come il pontefice sudamericano abbia creato un solco tra la figura del vicario di Cristo in terra e quella appunto dell'imperatore. Di una figura politica, potente e internazionale.
Il non detto riguarda coloro che provano a "tirare per la giacca", come si direbbe in gergo non propriamente clericale, il vescovo di Roma verso questa o quella direzione geopolitica, e dunque verso questa o quella parte in conflitto in Ucraina. "Potestas politica e auctoritas spirituale vanno sempre ben distinte: questa è la forza della universalità del cattolicesimo. Forza testimoniata, ad esempio, da Albina e Iryna, russa e ucraina, che hanno portato la croce a mani intrecciate nella Via crucis al Colosseo", annota Antonio Spadaro nelle sue considerazioni, che sono apparse anche su Twitter.
La Via Crucis di quest'anno, con le due donne, una russa e una ucraina, a portare la Croce, ha sollevato persino più di una polemica sotto il profilo diplomatico. L'ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede ha provato a spiegare le ragioni della contrarietà a una modalità rappresentativa considerata forse troppo "equidistante". Ma l'ex arcivescovo di Buenos Aires - questo il senso delle argomentazioni presentate - predilige l'auctoritas spirituale e rifiuta di ragionare mediante gli strumenti propri della politica. Il direttore de La Civiltà Cattolica cita anche la questione inerente alla scelta degli abiti: "Non indossa neanche più il rosso - nota il padre gesuita -, colore imperiale ed espressione della imitatio imperii del vescovo di Roma".
Il presunto mancato rispetto dei formalismi e dei ritualismi è, del resto, uno dei motivi per cui papa Francesco è stato accusato durante il suo pontificato dal cosiddetto fronte tradizionalista. Per Spadaro è addirittura possibile accostare il pontefice al concetto di laicità (e forse questo è il punto della riflessione dell'ecclesiastico italiano destinato a ricevere più critiche o annotazioni): "Francesco è laico, laicissimo. Spoglia il potere spirituale dei suoi panni temporali, e dei suoi armamenti, anche a fin di bene". Dunque quella di Francesco sarebbe una vera e propria scelta, si direbbe persino strategica, per conseguire un disegno volto a dividere il concetto di "sacerdotium" da quello di "imperium", come specifica Spadaro che preferisce l'utilizzo di "dipanare" (dividere, sotto il profilo teologico, è un verbo che appartiene al demonio).
Tuttavia l'opera non è semplice da portare a compimento: "Non illudiamoci - chiosa il gesuita italiano - : l’impasto tra sacerdotium e imperium non è facile da dipanare. Ma l’aureola del santo di Assisi ora coincide con quella del vicario di Cristo. E abbandona per sempre il profilo dell’imperatore, che oggi sarebbe semplicemente donchisciottesco". Ma il messaggio resta comunque cristallino. Dietro la scelta di Francesco c'è un'idea di pontificato che non riguarda la contingenza storica: rifiuta l'essere una sorta di potenza garante per abbracciare invece l'immagine di un potere spirituale estraneo a una sua impronta "mondana".
Una delle prove più complesse del pontefice gesuita, che mostra, anche in questo caso, di avere un'idea del tutto peculiare della Chiesa e della sua missione nel mondo. Anche e specialmente con una guerra che si è scatenata all'interno del mondo cristiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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