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Cottarelli rivela: "Draghi al Colle? Vi dico quando si vota"

L'ex commissario alla spending review all'Unione Indistruale di Asti: "Se dovessi scommettere..."

Cottarelli rivela: "Draghi al Colle? Vi dico quando si vota"

Breve tuffo nel passato. È la sera del 27 maggio 2018, due mesi dopo le elezioni politiche che hanno incoronato il M5S e la Lega, quando il telefono di Carlo Cottarelli squilla. Alla cornetta c'è Sergio Mattarella, decisamente irritato dalla piega che stanno prendendo le consultazioni. Salvini e Di Maio sono d'accordo per creare un governo a guida Giuseppe Conte. Ma manca il via libera del Quirinale sui nomi dei ministri. I partiti vorrebbero Paolo Savona, professore critico nei confronti dell'euro, a capo di via XX Settembre. E Mattarella non ne vuole sapere. Così Giuseppi rimette il mandato, Sergio comunica al Paese il suo “no a ministri anti-euro” e annuncia di voler presto “prendere un’iniziativa”. Quell’iniziativa si chiama, appunto, Carlo Cottarelli.

Della breve avventura dell'ex commissario alla spending review come presidente incaricato si sa già qualcosina. Ciò che invece nessuno aveva ancora mai osato dire, è che Mattarella usò di fatto Cottarelli per costringere Di Maio e Salvini a più miti consigli. Ospite dell'Unione Industriale di Asti per un incontro sul tema “Riforme per la crescita”, l’economista s’è lasciato andare ad un racconto inedito di quelle concitate ore di tre anni fa. Mattarella lo avrebbe chiamato a Palazzo Chigi per “mettere pressione” a Salvini e Di Maio affinché si mettessero d'accordo e soprattutto si adeguassero alle richieste del Colle: o accettavano, oppure perdevano tutto. Ricordate? Dopo lo strappo iniziale, il M5S parlò addirittura di impeachment contro il Presidente, sintomo che le mosse del Quirinale avevano infastidito e non poco le alte sfere grilline. “Il mio governo serviva per andare alle elezioni”, ha aggiunto Cottarelli di fronte agli industriali radunati dal presidente Andrea Amalberto. Il resto della storia è poi cosa nota: Cottarelli contatta i possibili ministri, i mercati reagiscono tiepidi, i partiti arrivano a più miti consigli e “l’avvocato del popolo” viene richiamato a formare il suo primo governo.

Cottarelli all'Unione Industriale Asti

Anche per questo suo ruolo nelle recenti vicissitudini romane, Cottarelli va considerata persona informata sui fatti della politica. In queste settimane si è aperta la corsa al Quirinale, e l’economista un'idea su come andrà a finire se l'è fatta. "Se dovessi scommettere, direi che è più probabile che si vada ad elezioni nella prossima primavera”, ha detto nello splendido quadro di Palazzo Ottolenghi di Asti. Dunque, in sostanza, lo scenario sarebbe questo: Draghi eletto presidente, camere sciolte e urne anticipate. Cottarelli è convinto che il premier abbia desiderio di salire sul colle più prestigioso di Roma: “Non so cosa abbia in testa, ma qualcosa di quello che non ha detto suggerisce che voglia andare al Quirinale abbastanza presto”. Per dire: “Quando è andato in Parlamento a chiedere la fiducia, non ha usato la solita frase ‘il mio governo vuole arrivare a fine legislatura”. A buon intenditor, poche parole. E poi, negli ultimi mesi non ha mai smentito le voci sulla sua candidatura. “Draghi ci metterebbe poco a tranquillizzare tutti”, ha ragionato Cottarelli. Ma non l’ha mai fatto.

Secondo Cottarelli, la sua elezione aiuterebbe ad incastrare diverse tessere del puzzle: il centrodestra, ragiona l'economista, eleggendo SuperMario riuscirebbe a capitalizzare i voti promessi dai sondaggi; la Lega potrebbe finalmente chiudere l’epoca governista, fermando l’emorragia di voti; e con l'ex banchiere al Quirinale un eventuale governo di centrodestra avrebbe “una protezione verso il possibile scetticismo dell’Ue nei confronti di un’Italia guidata da chi è stato sovranista”. Prendi, ad esempio, il Pnrr: il piano prevede delle condizioni che riguardano obiettivi qualitativi (nei primi tre anni) e quantitativi (per altri tre). I primi, ha spiegato Cottarelli agli industriali, sono generici e dunque l’accettazione da parte dell'Ue dipenderà molto dal “giudizio soggettivo, e quindi politico” che verrà dato da Bruxelles. Se a Palazzo Chigi ci sarà un governo “con buone relazioni con l’Europa”, allora "l’Ue chiuderà un occhio e i soldi arriveranno lo stesso”.

Altrimenti si rischia che Bruxelles faccia muro. Draghi presidente della Repubblica, in sintesi, permetterebbe di ovviare a questo problema politico. Ma nessuno meglio di Cottarelli sa che chi entra Papa in conclave, spesso ne esce cardinale.

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