Cresce il consumo di cannabis: il 20% dei giovani fuma le canne

Su 45mila studenti il 21,43% ha fatto uso almeno una volta nell'ultimo anno. E le piante geneticamente modificate hanno raggiunto un principio attivo pari al 46%

I carabinieri trovano una piantagione di marijuana
I carabinieri trovano una piantagione di marijuana

Il consumo di cannabis continua ad aumentare tra gli adolescenti. Quello che emerge dai dati preliminari del rapporto 2013 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, curato dal dipartimento delle politiche antidroga e anticipato dal capo dipartimento Giovanni Serpelloni durante il 69° congresso della Società italiana di pediatria in corso fino a domani a Bologna, è un quadro desolante. Mentre infatti gli adulti sembrano "abbandonare", anche se in modo contenuto, dei cannabinoidi, sempre più giovani si affacciano sul mondo della droga.

"Non possiamo certamente abbassare la guardia che peraltro abbiamo tenuto sempre ben attiva - avverte Serpelloni - e non possiamo condividere l’opinione di chi afferma che la cannabis è una sostanza innocua o addirittura salutare". Dall’indagine campione condotta su 45mila studenti risulta, infatti, che oltre il 21% degli adolescenti ha fatto uso almeno una volta della cannabis negli ultimi dodici mesi, con una crescita di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. Al contrario, tra la popolazione nazionale (15-64 anni), il fenomeno è in calo come dimostrano meglio i dati sulla concentrazione di sostanza nelle acque reflue. "Gli adolescenti - spiega Serpelloni - hanno diminuito la percezione del rischio di pericolosità di questa sostanza e di conseguenza aumenta l’uso". Invece, attualmente è molto più nociva rispetto al passato perché le piante geneticamente modificate hanno raggiunto un thc (principio attivo) pari al 46%.

La variabile più importante nel condizionare i comportamenti degli adolescenti è il grado disapprovazione sociale trasmesso dalle famiglie, dalla scuola e dai coetanei."Se questo diminuisce - avverte Serpelloni - aumenta il consumo". L’uso di cannabis negli adolescenti può compromettere la normale maturazione cerebrale. E i rischi sono molteplici. Secondo l'esperto, si va dalle sindromi demotivazionali alla slatentizzazione di psicosi, fino ad arrivare agli effetti sul coordinamento psicomotorio con probabilità maggiore di incidenti stradali. Per Serpelloni, comunque, il problema principale da risolvere per i minori, nell’uso di sostanze stupefacenti, è "il periodo di latenza" che intercorre tra la prima assunzione e la richiesta di aiuto ai servizi. Periodo che viene calcolato tra i cinque e gli otto anni. Per evitare una deriva verso forme e evolutive di dipendenza assume, dunque, un’importanza fondamentale la diagnosi precoce (early detection) che si concentra anche sull’individuazione precoce dei minori cosiddetti "vulnerabili", ad esempio, con disturbi comportamentali, iperattivi o con deficit di attenzione. Se, come spiega il medico, la "prima causa di morte tra i 15 e i 19 anni deriva dall’uso di droghe e alcol e dagli incidenti stradali correlati" la prevenzione diventa la strada maestra da seguire.

"Occorre - osserva Serpelloni - partire dalle future mamme. Se le donne durante la gravidanza fumano cannabis, il neonato avrà un rischio otto volte maggiore di sviluppare una forma di dipendenza in età adolescenziale".

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