Crotone, 400 licenziati dal call center. "Colpa del decreto dignità"

Un call center della città non rinnova i contratti a centinaia di dipendenti: con le vecchie norme avrebbero avuto diritto almeno a un altro anno

Crotone, 400 licenziati dal call center. "Colpa del decreto dignità"

Quattrocento dipendenti costretti a rimanere a casa. Il motivo? Il decreto dignità non consente alla ditta di rinnovare i contratti a termine.

È la denuncia dei lavoratori della Datel di Crotone, call center del gruppo Abramo Customer Care, che questa mattina si sono ritrovati in un sit-in davanti all'azienda. Per loro le porte sono chiuse dall'1 gennaio: scaduti i 24 mesi di contratto a tempo determinato, non sono stati assunti. Prima della legge del governo Conte, fortemente voluta dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, il tempo massimo per il rinnovo dei contratti era di 36 mesi.

"Meglio precari che disoccupati", si leggeva su uno dei cartelli esposti dai manifestanti. L'inasprirsi delle norme ha portato ai licenziamenti immediati.

"Ci aspettiamo dai rappresentanti istituzionali del territorio, dai parlamentari ai politici locali, l'istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale alla presenza di azienda e sindacato per trovare una soluzione", chiede Fabio Tomaino, segretario provinciale della Uil.

Gli fa eco Rita Lorenzano, segretario provinciale Cisl donne: la colpa non è dell'azienda che "sta facendo quello che la legge consente di fare: dall'utilizzo degli stagisti alle agenzie

interinali". Il problema, sostiene Lorenzano, "è a monte: il decreto doveva essere collegato a incentivi che permettessero alle aziende di trasformare i contratti a tempo determinato in indeterminato".

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