San Giovanni a Teduccio è un mondo sfuggente e affascinante (guarda le foto). Una realtà che oscilla tra la totale mancanza di speranza per il futuro, un orgoglio da ghetto che teorizza che siano gli altri a essere sbagliati, sperimentazioni edilizie statali sulla pelle dei terremotati e progetti di rinascita. Il quartiere della periferia est di Napoli, ai confini con Barra, San Giorgio a Cremano e Portici è interessato da alcuni anni da molti progetti di riqualificazione urbana. Nonostante questo viene spesso citato come uno di quelle zone davvero difficili. Eppure ha un bel centro antico, è sul mare, ed è ben collegato.
Il centro era già abitato al tempo dei romani, secondo alcuni storici nel quartiere vi era la villa di Theodosia, la figlia dell’imperatore Theodosio. Il nome Teduccio abbinato a San Giovanni, sarebbe una storpiatura del nome Theodociam appellativo con cui al tempo dei romani si indicava tutta la zona. La leggenda vuole che Theodosia fece erigere una grande colonna nella sua villa per celebrare il padre imperatore e che organizzasse delle feste grandiose sotto la colonna.
Il nome San Giovani nasce anch’esso da un racconto popolare. Nel VI secolo d.c. alcuni pescatori avrebbero trovato in mare una pesante statua di San Giovanni Battista. I pescatori tentarono di portarla via, ma la barca non si sarebbe mossa. Allora regalarono la statua ai popolani sulla spiaggia che, trovandola leggerissima, sarebbero riusciti a spostarla senza alcun problema. Fu quindi esposta in una edicola votiva appositamente costruita ed essendo molto venerata, l’area prese il nome di San Giovanni a Theodosia, che storpiato si trasformò in San Giovanni a Teduccio.
Maradona e il Bronx
Immaginare le grandiose e chiacchierate feste di Tehodosia camminando nel cosiddetto “Bronx” di San Giovanni a Teduccio, è davvero un’impresa ardua. Forse nemmeno Fellini ci sarebbe riuscito. Come spesso accade in Italia, il “Bronx” non è figlio della speculazione edilizia, ma di un’attenta e pianificata, fino agli ultimi dettagli, volontà statale. Si possono trovare progetti, delibere e altro che spiegano tutto, dalle volumetrie, all’estetica. Eppure il risultato della Taverna del Ferro, vero nome dei due palazzoni chiamati il Bronx, è un mondo semplicemente angosciante e senza anima. Due lunghissimi edifici marroni separati l’uno dall’altro da una stretta e lunghissima via. Qualcosa che andrebbe musealizzato come esempio dell’ideologia di un certo periodo. Le Vele di Scampia sono a confronto dei palazzi stupendi. Eppure nel “Bronx” ci vivono persone, cittadini che per legge avrebbero diritto a delle case popolari, in gran parte persone che persero le case nel terremoto del 1980.
La conformazione del mega condominio, con la sua via interna lunghissima e stretta, sembra poi fatta apposta per creare un ghetto nel ghetto. Un luogo dove entra solamente chi vive e che la criminalità può usare come bunker, tenendo così in ostaggio chi sta dentro e chi sta fuori.
Per tentare di cambiare questa triste situazione la Municipalità ha permesso all’artista Jorit di fare uno stupendo murales che rappresenta Diego Armando Maradona. L’opera è enorme e realistica, quasi fotografica. Si tratta di un intervento davvero ben riuscito e vale la pena di venire da lontano per vederlo. L’iniziativa privata di Jorit è stata promossa e sostenuta da Inward Osservatorio sulla Creatività Urbana.
L’Università Federico II
Un’altra luce che si sta accendendo nel quartiere è quella accesa dall’Università Federico II che, anche grazie a fondi europei, sta costruendo qui nuove sedi per le materie scientifiche. Nel quartiere sono già attive la sede di ingegneria e il master, in collaborazione con Apple, per diventare sviluppatore di applicazioni internet. Entro due anni dovrebbero arrivare anche i laboratori del Cnr. L’Università ha investito nell’area un tempo occupata dal vecchio stabilimento Cirio.
La criminalità
San Giovanni era un tempo una zona industriale in cui vivevano tanti operai. Chiuse le fabbriche, la camorra è diventata una facile attrazione perché permette di fare soldi facili.
Secondo la Direzione Investigativa Antimafia le famiglie Mazzarella-D’Amico e Rinaldi-Reale-Formicola si contenderebbero il territorio e lo spaccio della droga. Secondo la Dia, “ne sono prova le numerose incursioni armate con esplosioni di colpi d’arma da fuoco contro le abitazioni di affiliati a clan rivali”.
Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Per fortuna non è solamente la figlia dell’imperatore Teodosio con le leggende sulle sue feste, Maradona o gli studenti che cominciano ad affollare i bar, a rallegrare il quartiere. Se si cammina sul nuovo lungomare in direzione di Portici, si raggiunge il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.
Il museo, che sorge nella vecchia fabbrica borbonica in cui si costruivano i treni della prima tratta ferroviaria della penisola, la Napoli Portici, non teme rivali con i migliori musei ferroviari del mondo. Al suo interno si trovano dai treni borbonici ai primi treni ad alta velocità. Un luogo che farà innamorare chiunque sia appassionato di motori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.