Vicino a quella che una volta era la casa di Sergio Ramelli c'è sempre stata una corona di fiori. Almeno sin dai tempi della prima commemorazione organizzata per ricordare il militante del Fronte della Gioventù ucciso, nel 1975, da un gruppo di persone appartenenti ad Avanguardia Operaia.
Sopra il murales rosso, per l'esattezza, che è stato adibito in via Paladini, a Milano, c'è sempre stata questa innocua corona di fiori, ma qualcuno, come purtroppo accade di tanto in tanto, ha pensato bene di deturpare il complesso, in questa circostanza dando alle fiamme la composizione floreale. La notizia ha iniziato a circolare sul sito dedicato alla figura di Ramelli. La scritta "Ciao Sergio", prima che venisse ripulita da alcuni volontari, risultava tristemente accompagnata da un alone nero. Non è la prima volta, come detto, che quel murales viene preso di mira. Nel 2014, per esempio, un atto di vandalismo aveva prodotto la rottura del vetro posto a protezione della medesima scritta. E in una giornata come questa, in cui il Belpaese è costretto a fare i conti con gli anni di piombo e con i loro strascichi, il fatto che un presidio dedicato a una delle vittime della violenza politica venga vandalizzato non rappresenta un segnale incoraggiante.
Solo lo scorso dicembre avevamo raccontato di come la regione Lombardia avesse stanziato dei fondi affinché la storia di Sergio Ramelli venisse diffusa tra gli studenti.
Questa e quella di Enrico Pedenovi, un'altra vittima dell'odio politico. Così come sono state vittime Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, giovani di sinistra trucidati nello stesso maledetto anno. Ma il processo di pacificazione nazionale, a quanto pare, non interessa a tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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