Il delirio della Murgia: "Grazie alla moglie? Patriarcato"

Per la nota scrittrice, il mito della musa ispiratrice è uno dei "fondamenti essenziali dell’immaginario del patriarcato". Gli uomini che dedicano un premio alla moglie come Benigni sottolineano di aver raggiunto traguardi "preclusi alle donne"

Il delirio della Murgia: "Grazie alla moglie? Patriarcato"

I maschi devono stare attenti, d'ora in poi: perché dietro un semplice "grazie" può nascondersi, in realtà, una concezione discriminatoria della donna figlia della società patriarcarle. Se nella vostra carriera avete raggiunto un traguardo importante e volete ringraziare pubblicamente per il sostegno la vostra moglie, fidanzata o amante, attenzione: potrebbe trattarsi di un traguardo precluso alla vostra metà. A sostenere questa bizzarra tesi è la scrittrice Michela Murgia, che ha preso in esame la dedica alla moglie di Roberto Benigni al Festival del Cinema di Venezia. Il problema, in questo caso, non sono le accuse di plagio o le citazioni nascoste Jorge Luis Borges ma, secondo Murgia, il concetto stesso di musa ispiratrice. Roba da Medioevo.

"Il mito della musa ispiratrice, scrive Murgia in un articolo pubblicato su L'Espresso, "creatura ultraterrena che nel segreto guida l’uomo alle imprese epiche", è uno dei "fondamenti essenziali dell’immaginario del patriarcato". Il racconto della donna in ombra, che con la sua "silente forza sostiene il percorso luminoso del suo compagno", è retto da due "pilastri retorici" che Benigni, certamente in buona fede, ai microfoni veneziani ha "evocato alla perfezione". Il primo di questi "dispositivi retorici si può sintetizzare nella frase" devo tutto a te. È molto frequente che gli uomini che raggiungono un traguardo personale affermino pubblicamente che senza la loro compagna non ci sarebbero mai arrivati". Sembra un riconoscimento, ma in realtà, spiega la Murgia, specie in un contesto come quello cinematografico, dove "le donne non hanno mai avuto le stesse possibilità di emergere dei loro colleghi o compagni" è la "dimostrazione plastica della sua negazione". In un sistema dove le "donne possono dare luce, ma mai avere luce, se non riflessa", devo tutto a te equivale a dire "mi sto intestando per intero quello che in un mondo equo avremmo dovuto dividere".

Si può dire tutto di Roberto Benigni, si può apprezzare o meno come artista, ma non c'è nulla di male né di potenzialmente discriminatorio in ciò che ha detto e nelle parole d'amore per la moglie. Quella della Murgia è una dietrologia inutile e senza né capo né coda: chi lo dice che che dietro a quel "grazie" vi siano traguardi irragiungibili dalle donne? Nicoletta Braschi ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti nella sua lunga e proficua carriera di attrice tanto da non invidiare quasi nulla al merito e di sicuro non ha mai vissuto di "luce riflessa".

È la realtà stessa a smentire l'assurda teoria di Michela Murgia e la sua ossessione per il patriarcato. Sembra quasi che tutto ciò che fanno gli uomini sia sbagliato a prescindere - persino dire "grazie" - o sia il riflesso di una società maschilista che ai salotti delle femministe progressiste non piace. Pazienza.

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