A poco più di un anno dall'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana fatta a pezzi e ritrovata cadavere in due trolley vicino Macerata, si apre questa mattina la prima udienza in Corte d'Assise del processo che vede imputato il nigeriano Innocent Oseghale per omicidio e occultamento di cadavere.
"Ci aspettiamo giustizia, la condanna più alta possibile". Alessandra Verni, madre della giovane vittima, si ritrova così per la prima volta faccia a faccia con l'uomo accusato di aver barbaramente ucciso sua figlia. Dal canto suo, Oseghale continua a professarsi innocente: "Le ho dato la droga e mi sono sbarazzato del corpo, ma non l'ho uccisa".
Davanti al Tribunale si erano radunate in sit-in alcune decine di persone con i palloncini tricolore, ma il questore li ha fatti mandare via per motivi di sicurezza. "Mostro maledetto", "infame", "cannibale": sono solo alcune delle urla rivolte da alcuni presenti all'arrivo di Innocent Oseghale al Tribunale di Macerata, scortato dalla polizia penitenziaria.
Al momento dell'arrivo dei genitori e dello zio di Pamela, che difende legalmente la famiglia, sono stati fatti volare in cielo dei palloncini colorati. In aula, l'accesso è stato riservato a 90 persone: a presiedere la corte c'è Roberto Evangelista, presidente della sezione penale del tribunale di Macerata, con giudice a latere Enrico Pannaggi.
La difesa di Oseghale
La difesa di Innocent Oseghale ha avanzato "un'eccezione" relativa alla "nullità degli avvisi di accertamenti tecnici irripetibili" fatti nel corso delle indagini preliminari. Si tratta di alcuni accertamenti tecnici irripetibili, ha riferito l'avvocato di Oseghale, Simone Matraxia, "di natura tossicologica, sui cellulari, su materiali sequestrati nell'abitazione, sul campione di saliva, l'accertamento medico legale e la nuova ispezione dei luoghi". Secondo la difesa di Oseghale, infatti, "c'è stato un omesso avviso all'impatto degli accertamenti tecnici che si sono svolti" . Infati, "gli avvisi sono stati notificati presso il domicilio eletto dall'imputato prima che venisse portato in carcere ad Ancona. L'avviso doveva essere notificato nel luogo di detenzione e non del domicilio eletto". Secondo i legali, insomma, è stato "leso il diritto di intervento dell'imputato". Nel caso venisse accolta, l'eccezione di nullità, ricordano gli avvocati di Oseghale, "comporterebbe non poter usare quei risultati. In via preliminare è necessario risolvere" questo nodo, sottolineano. Secondo il Procuratore Giovanni Giorgio "l'eccezione è infondata".
Ma la Corte di
Assise di Macerata ha respinto l'istanza della difesa di Innocent Oseghale. La Corte, infatti, ha sottolineato che "è valida la notifica ricevuta presso il domicilio eletto e non presso il luogo di detenzione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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