Voleva lavorare come gli altri detenuti, ma non era ancora in grado, a causa del carattere particolarmente violento e difficile da gestire, tanto da essere stato trasferito in isolamento. Lui un marocchino di circa 40 anni, recluso nel carcere di Sanremo, oggi, ha incendiato la propria cella, in segno di protesta, mettendo a serio rischio la vita degli altri detenuti e di un agente della polizia penitenziaria, che nel tentativo di mettere in salvo altri sette detenuti, è rimasto intossicato a causa del fumo.
Il poliziotto è svenuto, finendo in ospedale. Alcune ore dopo, i medici lo hanno dimesso con prognosi di 3 giorni. Sono circa le 10, quando lo straniero appicca il fuoco alla coperta e alle lenzuola del proprio letto. Come se non bastasse incendia pure alcuni sacchetti di plastica, di quelli utilizzati per la spazzatura.
In pochi minuti si sprigiona una spessa coltre di fumo, che si propaga per tutta la corsia. Un assistente capo della penitenziaria, corre in aiuto degli altri detenuti, conducendoli nel “cortile dei passeggi”, dove possono trovare temporaneo rifugio, in attesa della bonifica dei locali. Forse a causa del fumo respirato quest’ultimo perde conoscenza e successivamente viene portato in ospedale.
"L'incendio ha sprigionato intensi fumi - dichiara Fabio Pagani, segretario regionale UilPa Penitenziaria - e il personale in servizio ha dovuto provvedere, con non poche difficoltà, a spegnerlo".
Parlando del poliziotto ferito ha poi aggiunto: "Un episodio gravissimo che merita una condanna esemplare al protagonista di tale episodio". Sotto accusa anche il sovraffollamento del penitenziario con 280 detenuti, su una capienza di 232.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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