Diletta Balocco, la figlia dell’industriale Alberto, morto lo scorso venerdì in un tragico incidente in montagna, colpito da un fulmine durante un'escursione in bicicletta insieme all’amico Davide Vigo, ha raccontato al Corriere il suo rapporto con il padre che, oltre a essere il suo migliore amico, aveva anche ogni volta la parola giusta. La figlia maggiore dell’amministratore delegato della famosa azienda dolciaria ha raccontato le passioni che aveva il suo papà, bravissimo a capire i punti di vista dei suoi figli, che, anche se di un’altra generazione, “era un ventenne dentro”, come amava definirsi lui stesso.
Gli insegnamenti ai suoi figli
Sono principalmente tre gli insegnamenti che ha dato ai suoi ragazzi, ambizione, umiltà e ottimismo. “Ambizione, perché lo sguardo è sempre in alto. Umiltà, perché i piedi invece devono essere ben radicati per terra, perché nulla si dà per scontato. E ottimismo, perché pensare positivo non costa nulla e fa bene a tutti”, ha ricordato la giovane. Il padre 56enne credeva molto in sua figlia, e questo le infondeva il coraggio di provare a raggiungere i suoi obiettivi. Uno dei ricordi che Diletta custodisce con maggior affetto è quando da piccola il suo papà accompagnava a piedi lei, il fratello Matteo e l’amica Ludovica a scuola. Durante il tragitto facevano il gioco delle capitali dei vari Stati: vinceva chi ne indovinava il numero maggiore.
Nonostante la 25enne abbia girato l’Europa per motivi di studio, ama sempre ritornare nella sua Fossano, dove il profumo di dolci dell’azienda di famiglia invade anche le strade del centro e subito la fa sentire a casa. Eppure Diletta, dopo essersi laureata alla Bocconi e aver fatto il master, ha deciso di andare a lavorare in un’altra azienda, per mettersi alla prova in un posto a lei sconosciuto. Anche un modo per conquistare fiducia in se stessa, nelle sue capacità.
"A papà sarebbero brillati gli occhi"
Durante il funerale di Alberto Balocco è stata proprio la figlia Diletta a salire sul pulpito e a leggere una lettera per il suo papà, nonostante lei sia una persona emotiva, come ben sapeva il genitore. “A convincermi a leggere la lettera è stato Fulvio, il suo amico d’infanzia (“Truf”, come lo chiamava sempre lui), che mi ha fatto capire che a papà sarebbero brillati gli occhi. E questo è bastato per tirare fuori il coraggio.
I valori che la mia famiglia ha trasmesso a me e ai miei fratelli non li raccogliamo oggi: è tutta una vita che ne cogliamo i frutti. Oggi ci facciamo carico di prenderli, coltivarli e conservarli per chi verrà dopo di noi”, ha spiegato la giovane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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