La speranza dei proprietari delle discoteche è che gli esperimenti di Milano e di Gallipoli, con i locali Covid-free, possano essere di buon auspicio per le riaperture in tutta Italia. Si ha voglia di tornare a vivere e quello delle sale da ballo è uno dei settori più penalizzati dalla pandemia da Coronavirus. Nonostante gli incentivi economici e i ristori, la categoria è in ginocchio, con perdite di milioni di euro. Le associazioni di categoria si dicono favorevoli all'ipotesi di un green pass per le discoteche, però chiedono che il governo indichi ora una data certa per la riapertura. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, dei 2.800 locali travolti dall'emergenza, il 30 per cento non riaprirà comunque, perché ha già dichiarato fallimento e il 40 per cento è a un passo dal baratro.
Le discoteche si reinventano
Si tratta di un settore che prima del Covid-19 registrava un giro d'affari annuo di 800 milioni di euro e due miliardi di fatturato, con centomila occupati complessivi. Tanti di questi lavoratori, inquadrati come figure atipiche, non hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo nel corso dell'emergenza. In particolare si fa riferimento a barman, buttafuori, addetti ai guardaroba, alle pubbliche relazioni e deejay. In Emilia-Romagna ci sono 259 locali notturni, di cui più di 150 rischiano il fallimento secondo i calcoli dell'associazione di Confcommercio. Nel Lazio i locali notturni sono 257, 410 in Lombardia, 158 in Campania, meno di cento in Sardegna e 69 in Puglia.
Solo il 20 per cento di queste strutture ha spazio all’aperto e ha potuto convertire la propria attività, gli altri attendono che si possa riaprire, prima che sia troppo tardi. I proprietari delle discoteche chiedono al Comitato tecnico scientifico di valutare la possibilità di riapertura in modalità Covid-free, che passa dall’accelerazione della campagna di vaccinazione per i più giovani. Il timore è che con l’arrivo della stagione estiva, senza la riapertura contingentata delle discoteche, possa esplodere il fenomeno delle feste abusive, con il rischio di assembramenti fuori controllo.
Il ritorno in palestra e piscina
Qualche certezza in più, invece, ce l’hanno i proprietari delle palestre e delle piscine. Le prime, in tutta Italia, riaprono il 24 maggio, dal primo luglio scatterà, inoltre, il via libera alle piscine al chiuso e ai centri termali, anche a fini non curativi. Nelle palestre si potranno utilizzare gli spogliatoi ma non le docce. Un passaggio significativo dal punto di vista dell'indotto, anche per il settore dei congressi che potrà ripartire dal 15 giugno, gli stessi dati della riapertura dei parchi tematici, secondo le direttive nazionali.
Le regole per la riapertura delle palestre indoor, però, sono molto rigide, e rispondono a un protocollo già validato dal Comitato tecnico scientifico nelle scorse settimane. Così ad esempio, come già accade per altre attività, gli operatori dovranno prediligere le prenotazioni, misurare la temperatura corporea di tutti gli utenti, conservare i dati sugli accessi almeno per due settimane, predisporre percorsi differenziati di entrata e uscita e spazi adeguati per le attività, sanificare e aerare il locale (evitando il ricircolo interno), non consentire l'accesso a più di un accompagnatore per i minori e, appunto, vigilare sui comportamenti delle persone che frequentano i locali.
Gli utenti dovranno mantenere la distanza interpersonale di almeno 2 metri, indossare sempre la mascherina (lo stesso vale per il personale) eccetto che quando si eseguono gli esercizi, e anche evitare di condividere bicchieri, borracce o asciugamani.
Per quanto riguarda gli attrezzi invece, ove possibile, gli utenti dovranno utilizzare tappetini propri. In caso contrario questi dovranno essere igienizzati dopo ogni utilizzo, proprio come tutte le attrezzature messe a disposizione dalla palestra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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