Non ha urlato. Ha solo detto "basta". Per questo il giudice del tribunale di Torino ha assolto un uomo accusato di stupro dalla sua collega. Lei gli aveva detto "basta" più volte, ma non ha "tradito quella emotività che pur doveva suscitare in lei la violazione della sua persona".
Il tentato stupro
Ecco i fatti. La donna lavorava da precaria nella Croce Rossa di Torino quando decide di querelare un collega per abusi sessuali sul luogo di lavoro. L'uomo l'avrebbe stuprata più volte e in diversi ospedali sui lettini dei malati. Bene. Queste le accuse. Durante il dibattimento, la donna è stata chiamata a testimoniare e quando le è stato chiesto per quale motivo non abbia reagito con violenza all'approccio dell'uomo e non abbia urlato, ha spiegato che "uno il dissenso lo dà, magari non metto la forza come in realtà avrei dovuto fare, ma perché con le persone troppo forto io...mi blocco". Durante la deposizione il racconto della donna, come spiega il Corriere, era stata interrotta da diverse crisi di pianto e anche per questo la sua versione è risultata "confusa". Bisogna anche considerare che i fatti risalgono al lontano 2011, e i ricordi potrebbero essere ormai sbiaditi. E quell'uomo alla donna ricordava il padre, che per sette anni ha abusato di lei quando era ancora una bambina.
Per il giudice, però, il "fatto non sussite" perché "non ha urlato" quando il presunto stupratore (difeso dagli avvocati Cosimo Maggiore e Vittorio Rossini) tentò di spogliarla, e soprattutto "non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori". Nelle motivazioni di assoluzione, il collegio scrive che alla domanda su cosa abbia provato dopo l'aggressione, la donna si è limitata a rispondere con un secco "disgusto", senza però spiegare "in cosa consisteva questo malessere". Non solo: perché a quanto pare il fatto che la signora abbia deciso di continuare il fatto dopo il presunto stupro, dimostrerebbe che il racconto sia del tutto "inverosimile". Quindi assoluzione piena per l'imputato (che ha ammesso palpeggiamenti, ma ha sempre dichiarato che lei fosse consenziente) e il rischio per la donna di dover rispondere dell'accusa di calunnia.
Il pm Marco Sanini aveva chiesto dieci anni per l'imputato, ma ora dovrà ricorrere in Appello per chiedere la condanna del presunto violentatore. E tutto solo perché la vittima ha rifiutato le avances, ma non ha gridato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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