Dl liquidità, ristoratrice: "Conte promette soldi, ma ci dà soltanto debiti"

Ristoratrice della provincia di Foggia delusa dal dl liquidità scrive al premier Conte: "Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza"

Dl liquidità, ristoratrice: "Conte promette soldi, ma ci dà soltanto debiti"

Si aspettava qualcosa di più dal decreto liquidità la signora Mariagrazia, 49 anni, da sei al timone del ristorante "Da nonna Peppina", nel Foggiano, assieme a suo figlio. Un'attività messa su mattone dopo mattone, con il sudore della fronte ed i risparmi della vita. Lei ai fornelli e lui a gestire la parte amministrativa, si erano ritagliati un orizzonte di serenità. Finché il virus non è arrivato a stravolgere tutto. Sono soprattutto gli uomini d'affari che arrivano dal Nord per acquistare marmi e pietra a mandare avanti l'economia locale. Ad un tratto non si sono visti più. E allora mamma e figlio hanno abbassato la serranda ancor prima che fosse un decreto a imporglielo.

Da allora attendono in finestra l'arrivo di tempi migliori. Ma li vedremo mai? Si chiede oggi Mariagrazia, delusa dalle misure prese dal governo giallorosso per aiutare le imprese. Sul piatto ci sono 750miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Il premier Giuseppe Conte l'ha definita "una potenza di fuoco nel motore dell'economia", ma Mariagrazia non è convinta. Lo Stato dà la garanzia, i soldi li erogano le banche. Non sono a fondo perduto come accade in Germania e negli Stati Uniti, vanno restituiti e non è ancora chiaro quali saranno condizioni e modalità. È una specie di cambiale in bianco. È questo che alla ristoratrice non va giù. "No grazie signor presidente, un altro mutuo non voglio accenderlo, mi basta quello che ho", scrive in un post Facebook che in poche ore è diventato virale.

"Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza", annota provocatoria. È dura la vita delle piccole imprese. Lo è sempre stata, di questi tempi ancor di più. "Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l'ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alle ricorrenze primaverili e all'estate, perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori, perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, ma è il mestiere che abbiamo scelto".

È l'amore per il suo lavoro a mandare avanti Mariagrazia, finché il lavoro c'è. E non c'è delusione più cocente di un'aspettativa tradita. L'imprenditrice si sfoga perché adesso non vede più un futuro e si sente presa in giro. "Il presidente Conte ha offeso la nostra intelligenza, ci ha fatto credere che avrebbe dato chissà cosa al mondo delle imprese e invece non è così", dice ai nostri taccuini.

"Ad accumulare debiti per poter lavorare ci riuscivamo pure da soli", aggiunge. "Certo, non mi aspettavo un miracolo, so bene che le risorse non ci sono, ma - conclude - provo rabbia a sentire le frottole che racconta chi ci governa".

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