"Don Ciotti sbirro". A Locri gli insulti dopo la visita di Mattarella

Sul muro del vescovado le scritte contro la polizia e contro il presidente di Libera

"Don Ciotti sbirro". A Locri gli insulti dopo la visita di Mattarella

"Più lavoro meno sbirri". Sono queste le parole comparse sull'edificio dove ha sede il vescovado di Locri, all'indomani della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Un messaggio lasciato mentre al vescovado è ospite don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che si trova in Calabria per la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e a poche ore dal messaggio del Capo dello Stato, che ha condannato con forza le organizzazioni della criminalità organizzata.

"La lettura dei nomi delle quasi mille persone uccise dalle mafie è un elenco doloroso e anche istruttivo", ha detto ieri Mattarella, ricordando: "Ci sono anche donne e bambini, i mafiosi non conoscono né pietà né umanità, non hanno alcun senso dell'onore e del coraggio, i sicari colpiscono con viltà persone inermi e disarmate. Le mafie non risparmiano nessuno: colpiscono chiunque diventi ostacoli al raggiungimento dei loro obiettivi, denari potere e impunità".

Accanto a quel messaggio un secondo: "Don Ciotti sbirro". Indirizzato direttamente al presidente dell'associazione anti-mafia e prontamente rimosso, questa mattina, dagli operai del Comune. In difesa di Don Ciotti e della sua lotta alla mafia si è schierata anche la polizia.

Il segretario regionale generale del Coisp Calabria, Giuseppe Brugnano, ha detto: "Quella di Locri è la classica strategia della 'ndrangheta che prova a ergersi a paladina dei diritti, quando invece è essa stessa la piaga che opprime lo sviluppo e la crescita di un territorio. Siamo davanti a gente ignobile - prosegue Brugnano - che per i propri squallidi interessi prova a condizionare la vita sociale di un territorio che deve liberarsi da certe catene".

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