Dopo essere stato condannato dal giudice del tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni al pagamento di 7.500 euro ed al risarcimento di ulteriori 7mila alla parte lesa, ovvero il leader della Lega Matteo Salvini, torna a parlare don Giorgio De Capitani.
Sul suo sito personale, l'ex parroco di Monte a Rovagnate (Lecco) rivendica le proprie posizioni e non retrocede di un millimetro, nonostante le decisioni prese nei suoi confronti. Tuttaltro, si dice pronto a spingersi anche oltre. "Né le querele né le condanne mi frenano, anzi servono a stimolarmi con maggiore determinazione", afferma il religioso.
"Da anni, e sono tanti, sto lottando per una politica 'altra', ovvero per una concezione 'diversa', diciamo 'nobile' della gestione politica, in particolare della nostra Nazione, e non solo. Una 'battaglia' che non mi risparmia mai nel mettere in gioco tempo e risorse culturali, oltre naturalmente una passionalità interiore, che è l’anima che mi tiene sempre vivace in prima linea", sostiene con orgoglio.
Una battaglia che lo ha portato ad apostrofare in modi decisamente volgari ed al di sopra della pubblica decenza il suo nemico giurato Matteo Salvini. Per il leader della Lega, come ricordato durante l'udienza dal legale Claudia Eccher, una ridda di insulti ed espressioni più che colorite ad esso indirizzate. "Idiozia, pezzo di m***a, morto di fame, la m***a richiama m***a, Salvini è uno schizzo salito un po' più in alto, pluri-assenteista di m***a", solo per citarne alcune tra le più celebri. "Se è lecito uccidere chi minaccia la nostra vita. allora io ho il diritto di uccidere Salvini: infatti mi sento minacciato da lui perché ci sta rubando la democrazia", proclamò a "La Zanzara". Un rischio evidentemente ben calcolato da don Giorgio, dato che non si scusa neppure dopo la condanna, ma anzi rivendica le sue azioni.
"Più gli ostacoli sono tosti, le difficoltà sembrano insormontabili, la politica partitica fuoriesce di strada assumendo personalismi populisti da farmi inorridire, più tiro fuori dal mio essere interiore l’energia che ritengo la 'migliore', anche se può assumere talora nel linguaggio toni e vocaboli poco ortodossi alle orecchie dell’opinione pubblica.", prosegue l'ex parroco. "Non lotto solo contro un sistema politico corrotto o poco consono al perseguimento del bene comune, ma vorrei che il mio lottare servisse anche per risvegliare la coscienza di qualcuno tra la massa 'dormiente. Ho più di 80 anni, e per me sarebbe per lo meno da sciocco cedere ora, riponendo le 'armi' e lasciando perciò via libera ai prepotenti", ribadisce ancora.
L'accusa poi rivolta ancora al leader del Carroccio è quella di aver mentito in tribunale. "I miei difensori hanno evidenziato che Salvini ha detto il falso sotto giuramento. Hanno evidenziato che mi ha accusato di un reato grave sapendo bene che non avevo istigato nessuno ad ucciderlo, eppure silenzio. Silenzio di tutti, giudice, p.m e soprattutto giornalisti. Il potere evidentemente spaventa. Nessuno o quasi gradisce la minaccia sottesa delle querele. Così il potere diviene intoccabile", affonda ancora don Giorgio.
"Condannatemi ancora nei tribunali, uscirò sempre a testa alta, 'onorato' di aver
dato per lo meno fastidio al potere, e di aver suscitato qualche allarme tra la massa che pensa solo a campare", afferma sprezzante il religioso. "Spezzatemi pure, ma non mi piegherò!"
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