Il medico "anti tamponi" se la prende con l'Ema: "AstraZeneca? Irresponsabile"

Il dott. Scoglio, dopo le critiche mosse al sistema di individuazione del Covid tramite i tamponi, se la prende contro la scelta di riaprire ad AstraZeneca

Il medico "anti tamponi" se la prende con l'Ema: "AstraZeneca? Irresponsabile"

Lo stop al vaccino AstraZeneca continua a far discutere. E nel dibattito non poteva mancare la posizione del dottor Stefano Scoglio che - dopo aver sostenuto l'inaffidabilità del sistema dei tamponi - stavolta se la prende con l'Ema e la scelta di molti Paesi di tornare a somministrare il siero. Affermazioni forti, quelle dello scienziato, che arriva addirittura a parlare di una "decisione irresponsabile", scagliandosi direttamente contro l'Agenzia europea per i medicinali (Ema) nonostante le rassicurazioni da questa fornite ai pazienti di tutto il Continente.

Il vaccino AstraZeneca

Questa volta il dottore sostiene che la scelta sia stata affrettata e poco ponderata. "Penso che si tratti di una decisione irresponsabile e, non a caso, la Norvegia ha deciso di non sottostare alla decisione europea, proseguendo con indagini autonome", ha affermato il professore all'agenzia AdnKronos.

"Il problema è che nessuna autorità nazionale, tanto meno l’Italia, ha messo in atto le politiche di sorveglianza vaccinale attiva come richiesto dalle autorizzazioni emergenziali concesse per questi vaccini", ha aggiunto, puntando poi il dito contro le scarse informazioni sugli effetti collaterali, causate da una fase sperimentale troppo breve e pertanto rischiosa. "Vaccini che non hanno neppure completato la sperimentazione richiesta e che dunque vengono sperimentati direttamente sulla popolazione", ha concluso il dottor Scoglio. Insomma, le rassicurazioni dell'Ema, per lo scienziato sembrano valere ben poco.

Intanto non solo la Norvegia ha deciso il prolungamento dello stop del siero AstraZeneca: a causa dei sospetti casi di trombosi seguiti all'inoculazione del siero in due pazienti, anche la Finlandia ha scelto, nonostante il parere contrario dell'Ema, di chiudere le porte al siero prodotto dal colosso anglo-svedese.

La critica ai tamponi

Già lo scorso ottobre Scoglio finì al centro delle polemiche quando dichiarò di aver smascherato "la scelta di ridurre la positività al tampone al rilevamento di uno solo dei 3 geni che definirebbero il SARS-Cov 2". Originariamente, spiegava il dottor Scoglio, per poter parlare di positività al patogeno era necessario rilevare tutti e tre i geni interessati, vale a dire "il gene E, il gene RdRp e il gene N. Si tratta di 3 geni che sarebbero tutti e 3 caratterizzanti il SARS-Cov 2". Secondo l'esperto, quindi, per poter parlare di affezione da Coronavirus, sarebbe stato necessario rilevare tutti questi segnali dagli esami di laboratorio, "perché se il virus è integro, l’unico caso in cui può avere un ruolo patogeno e infettare, è chiaro che il test deve trovare tutti e 3 i geni che lo compongono. Se ne trova solo uno, o è un test negativo, oppure deve ammettere che del virus ce n’è solo un pezzo".

Un approccio che sarebbe stato modificato lo scorso 2 aprile, quando fu specificato che sarebbe stata sufficiente la rilevazione di uno solo dei tre geni per poter parlare di positività al Covid.

"Quindi, se si fosse mantenuto l’approccio originario, quasi sicuramente la massa di positivi asintomatici che abbiamo oggi non ci sarebbe stata", spiegava l'esperto. "Invece, con questo cambio in corso d’opera, improvvisamente basta rilevare un solo gene dei 3, per essere dichiarati positivi". Una teoria smentita però da numerosi siti di fact checking.

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