A meno di un anno dal suo arresto, Ciro Di Maio è stato condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione, e a una multa di circa 3.800 euro. L'uomo, conduttore e attore, è stato fermato il 24 agosto 2021 a Milano con l'accusa di detenzione a fini di spaccio del ghd, noto anche come droga dello stupro. Nell'ambito di un'indagine per risalire ai consumatori e agli acquirenti di questo tipo di stupefacenti, gli uomini delle forze dell'ordine erano risaliti a un acquisto effettuato in Olanda, dove la sostanza non è proibita. Ciro Di Maio si era fatto spedire la merce, in tutto un litro di ghd, presso la sua abitazione milanese in zona Loreto.
Di Maio non è un personaggio televisivo di primo piano ma nella sua carriera ha fatto numerosi lavori nel mondo dello spettacolo, conducendo anche documentari incentrati sui viaggi e recitando in ruoli secondari in alcune fiction. Il suo esordio televisivo risale all'inizio degli anni Novanta, quando venne scelto come uno dei Carramba boys, il mitico programma di Raffaella Carrà in onda su Rai1. La sua carriera non è mai davvero decollata ma si è sempre mosso all'interno dell'ambiente dello spettacolo.
Nell'emettere la sentenza il giudice Paolo Guidi ha riconosciuto a Di Maio le attenuanti generiche del caso ma ha disposto per l'imputato la sospensione della patente di guida per un periodo di due anni. Tuttavia le vicende giudiziarie per Ciro Di Maio potrebbero non essere terminate con questa condanna. Infatti, come riporta la Repubblica, il giudice ha deciso per la trasmissione degli atti alla procura di Milano, al fine di aprire eventualmente un'indagine su altri fatti che sono emersi in via dibattimentale, per i quali ci vorrà del tempo per trovare i possibili riscontri del caso.
La vicenda si è conclusa con una pena inferiore rispetto a quella chiesta dal pm Leonardo Lesti, titolare delle indagini, che per Ciro Di Maio aveva avanzato la richiesta di una condanna a 2 anni e 3mila euro di ammenda. Il giudice nei prossimi 15 giorni è chiamato a depositare le motivazioni del verdetto. Nadia Savoca, avvocato della difesa, durante la sua arringa aveva invitato la procura a porgere le sue scuse a Ciro Di Maio, perché "ha messo alla gogna un uomo che dai social è stato addirittura additato come stupratore, ha subito una violenza mediatica, ma lui non è uno spacciatore, è una persona con problemi di tossicodipendenza".
Una versione portata avanti fin dall'inizio dall'attore: "La sostanza non era destinata a feste o altro, era solo per me, ne sono dipendente e sto cercando di seguire un programma terapeutico che prevede di 'scalare', riducendo mano a mano il consumo".
Per il pm, invece, "non era destinata ad un uso personale, almeno una parte non lo era" e questo sarebbe dimostrato da una "serie di acquisti fatti sul web nel corso nel tempo per quantità rilevanti" e dalle "chat acquisite sul suo telefono".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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