Comunque la si pensi, quella del 28 ottobre è una data significativa nella storia d'Italia. Novantadue anni fa Benito Mussolini guidava la Marcia su Roma che inaugurava il ventennio fascista; novantadue anni dopo le celebrazioni per ricordare quella ricorrenza continuano a dividere il Paese.
Domenica in 2.500 si sono riuniti a Predappio, in Romagna per celebrare sulla tomba del Duce, con due giorni di anticipo, la presa del potere del fascismo.
A Roma, oggi è stata organizzata una commemorazione per Mussolini e per i combattenti della Repubblica Sociale caduti ad Anzio, con la celebrazione di una Messa nella chiesa di San Marco a piazza Venezia, a due passi dal famoso balcone da cui il Duce teneva i propri discorsi alla Nazione.
Una scelta che non è piaciuta né alle associazioni partigiane né alla comunità ebraica. Ernesto Nassi, presidente romano dell'Associazione Nazionale Partigiani, ammette che "ciascuno è libero di ricordare i propri morti", ma, in una dichiarazione al Tempo, sottolinea che "qui siamo davanti a una strumentalizzazione, perché la notizia viene pubblicata sui giornali e sventolata ai quattro venti, non è una cosa intima e privata. La Costituzione non considera l’apologia di fascismo un reato d’opinione e non abbiamo alcun bisogno di manifestazioni nostalgiche."
Critiche sono arrivate anche dalla comunità ebraica capitolina: "La scelta della data non è casuale e questo dimostra che l’Italia non ha fatto i conti con la storia del fascismo, soprattutto dal ’38 in poi, quando vennero emanate le leggi razziali e razziste - osserva Ruben Della Rocca, assessore alle Relazioni esterne per la
comunità - È una storia di malefatte, delazioni, di bande fasciste che, dopo il 16 ottobre del ’43, scovavano gli ebrei e li consegnavano alla Gestapo. Non si può definire un’opinione la prevaricazione del prossimo."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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