Ultimamente - e non solo - il finanziere George Soros ha dimostrato di godere un'ottima reputazione presso "intellettuali", giornalisti e opinionisti. La sua agenda liberal perseguita per mezzo della Open Society Foundations, la rete filantropica da lui fondata e che ha avuto un notevole peso nell’influenzare l’opinione pubblica nei Paesi ex sovietici come la Georgia e l’Ucraina - come ammesso dallo stesso Soros - entusiasma la gran parte degli opinionisti progressisti, impegnati a difendere le gesta del magnate.
Poco importa se nel settembre del 1992 la lira italiana e la sterlina inglese furono costrette ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (Sme) a seguito di una speculazione finanziaria da lui condotta attraverso il fondo Quantum: quella è ormai acqua passata, e grazie alla sua attività "filantropica", Soros è riuscito a rifarsi completamente il look. Contro i "sovranisti" e "populisti" che osano mettere in discussione l’operato del finanziere è uscito per Chiarelettere L'affaire Soros. Il nemico numero uno dei sovranisti e della destra antisemita, protagonista della finanza globale del giornalista Luca Ciarrocca. Come si legge nella scheda del libro, Ciarrocca "ha provato a ricostruire le incredibili tappe della sua vita, tutta giocata sull’azzardo e la sfida: tra fake news colossali alimentate persino da Trump, campagne diffamatorie e indubbie verità, ecco l’identikit del 'pericoloso estremista della sinistra radicale' simbolo del male assoluto, capo della cupola che vorrebbe dominare il mondo". Già da queste poche righe si comprende benissimo che il lavoro di Luca Ciarrocca, fondatore di Wall Street Italia, non è particolarmente critico nei confronti del finanziere di origini ungheresi. Anzi. Eppure, come nota Francesco Borgonovo su La Verità, Ciarrocca è intellettualmente onesto: ha le sue idee, le esprime, ma non si fa affatto obnubilare dall'ideologia. Il suo libro è denso, documentato, preciso e molto, molto interessante. Ad esempio racconta che Soros, se non avesse versato 18 miliardi del suo fondo alla Open society alla fine del 2017, sarebbe stato soggetto a un’ aliquota del 52,29%, mentre così l' aliquota è del 5%.
Il passaggio più interessante del libro però, ricorda Borgonovo, riguarda il capitolo nel quale l'autore ricostruisce la vicenda riguardante il Corriere della Sera e, in particolare, il suo vicedirettore Federico Fubini. È il gennaio di quest'anno quando l'inviato a Bruxelles del Corriere, Ivo Caizzi, scrive una lettera al comitato di redazione del quotidiano di via Solferino chiedendo di "verificare e valutare" il comportamento del direttore Luciano Fontana nella copertura della trattativa tra il governo italiano e l'Unione Europea sulla manovra. In quella lettera che Caizzi inviò al Cdr del Corriere si legge: "Inizio dall'1 novembre scorso, quando Fontana apriva il giornale titolando in prima pagina su una 'procedura d’infrazione' Ue contro l’Italia inesistente, oltre che tecnicamente impossibile, in quella data. In trenta anni non ricordo un’altra 'notizia che non c’è' simile in quella collocazione sul Corriere" scrisse Caizzi, accusando, in particolare, il vicedirettore Federico Fubini, autore delle notizie contestate dall’inviato a Bruxelles. Tant'è che Ciarrocca nel suo nuovo libro parla dello "strano caso del Corriere della Sera sorosiano", ricordando il clima rovente dell’autunno 2018: "I grandi giornali sono tutti schierati contro il governo di Giuseppe Conte e dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini" afferma l’autore del libro che è destinato a far discutere.
"Sembra una specie di serrata dei padroni delle ferriere, la grande stampa legata ai partiti tradizionali in calo di consensi, non sopporta il nuovo esecutivo nato dalle elezioni del 4 marzo e fa terrorismo psicologico sul rialzo dello spread". In quei giorni, aggiunge, il Corriere della Sera pubblicò "diversi articoli molto duri contro il governo pentaleghista, tutti a firma del vicedirettore Federico Fubini", quest’ultimo poi accusato dal Movimento cinque Stelle e da Gianluigi Paragone di essere legato a George Soros: "Ora, anche noi vorremmo toglierci alcuni dubbi e ci piacerebbe sapere da Fubini - sempre cosi pungente nei suoi scritti - se gli avanza un po' di inchiostro per spiegare ai lettori del Corriere e a chi lo guarda in tv quali rapporti intrattiene con la Open Society Foundations del finanziere speculatore Soros, uno che in passato ha fatto soldi a palate scommettendo sul crollo di monete come la lira o la sterlina. Dalla scheda pubblicata sul sito dell'organizzazione, infatti, non solo si apprende che Fubini fa parte del board europeo di Open Society, ma addirittura "porta i suoi legami con le istituzioni politiche italiane" osservò Paragone.
Sul sito dell’Open Society Foundations, in effetti, si legge che il vicedirettore del Corriere della Sera, "porta esperienza economica e importanti intuizioni e collegamenti con i membri dei media e delle istituzioni politiche italiane”. Inoltre, "è analista perspicace sia dello scenario economico che delle politiche italiane ed europee, sia un influente opinionista nel suo Paese d’origine". Secondo il direttore del Corriere Fontana la trattativa Ue-Italia sulla manovra di bilancia venne dal giornale di via Solferino raccontata con "oggettività".
Sarà così, ma forse qualche domanda sull'operato del finanziere e di come la sua rete possa influenzare il mondo dell'informazione conviene porsela. No? A maggior ragione dovrebbe farlo chi sposa la battaglia sulle fake news.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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