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Ecco i segnali per capire se la coppia andrà in crisi

Basta analizzare la comunicazione per pochi minuti: se contiene i "cinque nemici", il rischio è alto. Per esempio, la tendenza a criticare

Ecco i segnali per capire se la coppia andrà in crisi

Pare che a John Gottman basti osservare una coppia per qualche minuto per dire se andrà in crisi, e che ci prenda nel novanta per cento dei casi. Gottman non è un mago: è professore emerito di Psicologia all'Università di Washington e per anni ha studiato come comunicano le persone che si amano (o non si amano più), che cosa si dicono e non si dicono, come lo fanno, con che tono e con quali gesti e smorfie. Alessio Roberti, sociologo, ha studiato con Gottman e alla fine ne ha ricavato un metodo «per coppie italiane», Le parole per salvare l'amore (Mondadori), un manuale con un sottotitolo che incute un certo timore: «Tutto dipende da quello che dici (e non dici)».

Ora, che cosa diciamo o non diciamo? Di tutto. Però esistono parole pericolose, potenzialmente letali: i «cinque nemici della comunicazione di coppia». Spie che dovrebbero fare scattare l'allarme: se vi succede, siete a rischio rottura. Per questo un collega raccomanda che questo libro non sia letto dalle donne (molto improbabile): è sicuro che troveranno almeno un segnale, e poi chi si salva più. Invece no, secondo Roberti questo è proprio il primo passo: partire da se stessi, «assumere la responsabilità della relazione e delle difficoltà che la minacciano» e poi andare a caccia dei possibili nemici della liason.

CRITICARE. A un certo punto non si capisce nemmeno più dove, come e quando sia nato, ma si entra in un «circolo vizioso di discordia e negatività» e non si riesce più a uscirne. Il primo cerchio della spirale è la critica: non la lamentela, che può essere perfino salutare, no, la critica che bolla l'altro nel suo intero modo di essere. Non è che se uno sbaglia sia per forza sbagliato, ma la critica è questo slittamento sottile, dal piano del comportamento a quello dell'identità. È una sentenza: dichiara l'altro colpevole.

DISPREZZARE. I partner che si disprezzano si dicono cose terribili, sminuiscono l'altro apposta, lo considerano un rifiuto da gettare nella spazzatura insieme alla coppia intera. Gli insulti sono distruttivi, la rabbia fa covare il rancore e da un errore si passa al rinfaccio e al disprezzo di sé, alla rovina dell'autostima e (ovviamente) della relazione.

METTERSI SULLA DIFENSIVA. Basta scegliersi il ruolo della vittima innocente ed è un attimo, di fronte a una critica, rispondere mettendosi sulla difensiva, con scuse sempre pronte, con frasi del tipo «non è colpa mia», o replicando con un'altra critica, «mi dà fastidio che non sparecchi», «beh a me dà fastidio che lasci aperto il dentifricio». Chi è più infantile opta per il piagnisteo: prende ogni osservazione come un attacco e, anziché cercare di migliorare, frigna come un bambino.

FARE IL MURO. Il muro è il risultato dell'azione congiunta dei nemici precedenti: tutti coalizzati portano al rifiuto della comunicazione. Ci sono rabbia, ferite, e silenzi. C'è indifferenza: ci si protegge dall'altro, e nessuno protegge più la relazione.

INIZIARE MALE. Ecco, basta che una coppia cominci a parlare e in tre minuti, i primi tre minuti, lasci spazio a critiche, disprezzo, atteggiamenti sulla difensiva o a fare il muro ed è praticamente certo (al 96 per cento) che quella discussione finirà in litigio. E che quella coppia finirà. Perché «chi inizia male finisce peggio»: quindi l'«avvio brusco» è da evitare, bisogna fare lo sforzo di non aggredire subito l'altro con la prima cosa che salti in mente. E, se succede, in seguito è meglio scusarsi e ammettere i propri errori. Altrimenti il risultato è quasi assicurato, come dice Gottman: «Se mirate alla giugulare, è molto probabile che vi troverete in un bagno di sangue». Altro che amore. La coppia è già praticamente scoppiata.

L'ANTIDOTO. C'è un segreto per non cadere nelle trappole di cui sopra: parlare per tempo. Se qualcosa non funziona, se un comportamento dà fastidio, se c'è un problema, non tenerselo per sé pensando di risolverlo da soli. Bisogna condividere.

Questo significa che le donne prepareranno una lista di lamentele specifiche (dette anche «espressione di bisogni»), a cui gli uomini risponderanno con un grugnito, mentre cambiano canale. Ma almeno ci avrete provato, e la coscienza sarà a posto.

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