Tre mesi per decidere il futuro della Chiesa cattolica. Può sembrare un'esagerazione, ma Papa Francesco ha davanti a sé una serie di sfide davvero epocali: dal Sinodo sull'Amazzonia di ottobre, che potrebbe adottare cambiamenti dottrinali consistenti, alla riforma della Costituzione apostolica, quindi della Curia romana.
Sarà uno di quelli che vengono chiamati "autunni caldi". Prima di tutto questo, ci sarà spazio per il secondo viaggio in Africa del pontefice argentino. Una visita apostolica che è già iniziata. Su questo articolo di Inside Over, sono ben descritte le insidie di un viaggio che, per difficoltà, potrebbe fare il paio con quello cileno. I motivi sono differenti. Ma la "Chiesa in uscita" non ha paura di abbracciare le periferie economico-esistenziali del pianeta. Siano esse asiatiche, africane o sudamericane. L'ingresso nel collegio cardinalizio di altri cardinali non provenienti dai tradizionali centri pastorali del mondo occidentale (si veda l'assenza di Milano, Parigi e Venezia) è l'ennesima testimonianza di come Jorge Mario Bergoglio preferisca gli "ultimi", gli "scartati" alla grande tradizione cattolica del Vecchio Continente. Ma per molti non è tutto oro quel che luccica.
Il Sinodo sull'Amazzonia è il traguardo di un percorso denso di critiche. Già dai tempi del Sinodo sulla Famiglia era emersa l'esistenza di un'opposizione dottrinale composita. Adesso, con l'approvazione dei viri probati e con la possibile istituzione di un diaconato femminile, la minoranza anti-Bergogliana potrebbe alzare il tiro. Il vertice universale dei gesuiti, lo stesso consacrato che ha negato l'esistenza vera e propria dell'inferno, ha tirato di nuovo in ballo la storia del complotto. Padre Sosa ha anche aggiunto che il Papa non si dimetterà.
Cè una fronda che punta a un "nuovo Conclave"? Lo ha sostenuto anche il cardinale Walter Kasper. Di sicuro c'è già chi ha bocciato di netto l'Instrumentum Laboris, cioè il documento di preparazione al Sinodo panamazzonico. I nomi sono sempre gli stessi: i cardinali Burke, Brandmueller, Mueller e il vescovo Schneider. Il clero conservatore è unito in nome dell'ortodossia culturale. L'ecologismo, stando al fronte tradizionale, non dovrebbe far parte della dottrina ufficiale. Sarebbe anzi pericoloso in quanto ennesima reificazione in un'epoca densa di secolarismo e relativismo. Ma il Sinodo ambientalista non è l'unico banco di prova per la tenuta dell'unità.
La bozza della riforma della Curia romana che sta circolando cambierebbe, e non di poco, gli attuali assetti vaticani. Dall'estensione dei poteri destinati alla segreteria di Stato sino alla scomparsa del termine "Congregazione": la semplificazione voluta dal Santo Padre potrebbe contraddire le aspettative di molti. E anche a questo bisognerà badare nel corso dei prossimi mesi, quando la contrapposizione tra progressisti e conservatori dovrebbe tornare a far parlare di sè. Sta continuando a tenere banco anche la questione dei licenziamenti dall'Istituto Giovanni Paolo II.
Comunque la si veda, saranno mesi decisivi per verificare la futuribilità del cattolicesimo per come l'abbiamo conosciuto. Ne potrebbe nascere uno parecchio rinnovato e, almeno rispetto ai dettami odierni, rivoluzionato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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