Il volto è scavato dalla fatica. La mano trema per il disagio, ma non la vergogna, di dover accettare quella busta piena di viveri. Pasta, tonno, pomodoro. Un aiuto quando il lavoro manca, quando lo stipendio non ti permette di arrivare alla fine del mese, quando "se riesco a mettere un piatto in tavola devo ringraziare Dio".
Antonietta e Antonio sono due cittadini normali. Di quella normalità che spesso dimentichiamo nelle periferie cittadine, nelle case popolari malandate e con i terrazzi scrostati fino a mostrare l'armatura in ferro. La crisi economica li ha relegati nella categoria di quelli che le fredde statistiche chiamano gli italiani "sotto la soglia di povertà". Vittime di una disoccupazione che il Belpaese non riesce a scrollarsi di dosso
Definizione crudele, ma vera. Antonietta e Antonio non si conoscono ma si somigliano. Entrambi abitano a Bologna, per iniziare. Lei è madre di due figli e ormai da più di un mese non trova un lavoro. Lui di figli ne ha tre, di cui uno piccolo: da qualche anno per motivi di salute è disoccupato e fatica a garantire uno stipendio alla famiglia. "Dopo i 40 anni anni sei vecchio per essere assunto e giovane per la pensione", dice seduto al tavolo del suo modesto appartamento popolare.
Il tetto è scrostato, i termosifoni vecchi "che avranno fatto la guerra", i muri non ridipinti "perché non posso permettermi la vernice". La moglie ogni giorno esce otto ore per lavorarne solo tre. Deve rimanere fuori per risparmiare i tre euro di biglietto in più che le servirebbero per andare e tornare da casa. "Con quelli ci compriamo un pacco di pasta in più", raccontano con dignità.
L'appartamento di Antonietta invece è ben tenuto. Ristrutturato "a mano", ma decoroso. Gli sgargianti colori della sala mascherano la sofferenza interiore di chi ci abita. "Lei sa cosa significa piangere?", ci chiede con lo sguardo pieno di inatteso vigore. "Sa cosa significa per una mamma non poter dar da mangiare ai propri figli?".
Difficile descriverla, l'indigenza. Ancor più trovare un modo per combatterla. A Bologna Forza Italia ci ha provato. Da oltre un anno i militanti si impegnano a raccogliere viveri e beni di prima necessità e li portano mensilmente ai poveri che ne fanno richiesta. Una sola condizione: essere cittadini italiani (guarda il video).
"La scelta di organizzare quest'iniziativa nasce dalla constatatazione di numeri oggettivi", racconta Galeazzo Bignami, consigliere regionale di Forza Italia e candidato alla Camera. "Le persone si lamentavano di essere sorpassate negli servizi del welfare da immigrati e stranieri. Abbiamo verificato ed è vero". A dimostrarlo ci sono i dati forniti dal Comune. "Su 94 domande totali per i contributi di sostegno per morosità incolpevole, 44 sono finite a cittadini extra Ue e 14 a stranieri europei, in maggioranza rumeni". In totale fanno 58 immigrati contro 34 italiani. "Ti senti messa sotto le scarpe", sorride amara Antonietta.
Il funzionamento della colletta è semplice: "Chiediamo a simpatizzanti e persone con maggiori disponibilità economiche di portarci generi non deperibili", spiega Stefano Cavedagna, responsabile giovanile degli azzurri emiliani. "Poi li portiamo a persone che domandano aiuto o che ci vengono indicate come bisognose". Su una mappa gli azzurri segnano le zone da battere per raccogliere eventuali richieste di sostegno.
Il sistema funziona da un anno. Quando tutto iniziò, la sinistra emiliana storse il naso. Qualcuno la etichettò come spot elettorale. "Ci dicevano che stavamo comprando voti per una scatoletta di tonno", ricorda Bignami mentre passeggia nel quartiere popolare del Pilastro. Si ferma e sorride: "Vedi, è per questo che zone da sempre legate al Pci adesso guardano a noi. La sinistra i poveri non li capisce più. E non li capisce perché non li ascolta". Anche oggi l'iniziativa si presta a facili strumentalizzazioni: "Voglio dirlo - precisa però Antonio - i ragazzi non mi portano il cibo oggi perché ci sono telecamere e le elezioni sono vicine. Lo fanno sempre, da più di un anno".
Mentre appoggia sul tavolo due barattoli di sugo di pomodoro e alcuni chili di pasta, Antonio ripensa alle difficoltà incontrate quando ha provato a chidere aiuto allo Stato o al
Comune. Inutilmente. "Si tratta di dignità", ripete due volte. "Si tratta di dignità". Perché "solo il fatto che queste persone mi regalano un pacco di sale, significa che non sono invisibile. Che noi non siamo invisibili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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