Continuano ad addensarsi dubbi sul rapporto tra Andrea Stival e Veronica Panarello. Antonella Stival, sorella di Andrea, ha espresso perplessità: in un colloquio in carcere con Veronica, ha raccontato che "le hanno mandato a dire che ‘si deve fare i ca** suoi'". Come racconta fanpage.it, al telefono con un giornalista, la Stival ha spiegato che fino a dieci giorni prima della morte di Loris, Veronica "faceva i mestieri di casa al suocero, nonostante lui fosse già fidanzato". A insospettire le due donne sarebbe stato un episodio seguito proprio durante le prime ore della scomparsa del piccolo Loris.
A quanto pare, Andrea Stival avrebbe avanzato dubbi su Veronica. Poche ore prima dell'arresto, infatti, "ebbe a proferire nei confronti della Panarello parole con le quali dubitava di un suo coinvolgimento nell'omicidio suscitando in lei un tale stato d'ira che ebbe a concretizzarsi con il lancio di una bottiglia d'acqua" contro lo stesso Andrea Stival. "La cosa prioritaria era trovare il colpevole della morte del bambino e, fino a prova contraria, potevamo essere stati tutti. In particolare le dicevo che poteva essere stata anche lei" ha riferito agli inquirenti il nonno di Loris. "Dopo tutto quello che ho fatto per aiutarlo… quello è stato il ‘ringrazio'.. mi ha detto una frase gravissima" ha replicato la Panarello. Ma nei racconti della Panarello qualcosa non torna. Infatti in una precedente confessione che risale al novembre 2015, i fatti raccontati da Veronica erano ben diversi.
Nell'interrogatorio dello scorso 13 novembre, Veronica avrebbe anche descritto la scena della morte di Loris: "Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e la mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso". "Io ha cercato di aiutarlo battendogli gli schiena e mettendogli una mano in bocca", ma "era serrata" e "non riuscivo ad aprirla". Ancora: "Quando il bambino, violaceo in viso, si è accasciato in posizione supina, ho potuto notare che il collo era cinto da una fascetta, le stesse che aveva ai polsi e che si era messo per giocare la sera prima". A quel punto, secondo il verbale, Veronica tenta disperatamente di togliere la fascetta, di strapparla "anche con le unghie", senza riuscirci. Così decide di tagliarla con "la forbice arancione". "Ho poggiato la mia guancia sulla sua bocca - aggiunge la donna - per potere udire il suo respiro, ma non sentivo nulla".
"Il primo istinto - ha detto ancora - è stato quello di chiamare aiuto con il cellulare, ma mi sono bloccata e ho pensato che non avrei saputo come giustificare quanto accaduto". Ora l'inversione di rotta e l'accusa al suocero. La verità pare sempre più lontana.
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