Alla fine sono scattate le manette. Domenico Lucano, il sindaco di Riace pro-accoglienza, è stato arrestato dalle fiamme gialle. A portarlo in manette è stata l'operazione Xenia. Le accuse sono di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio per la raccolta dei rifiuti.
A spiegare l'operazione è stata una nota della procura di Locri: "I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell'alba, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace e il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell'ambito dell'operazione denominata 'Xenia'". Di fatto questo arresto arriva dopo le indagini sulla gestione dei finanziamenti erogati dal Viminale proprio per l'accoglienza dei rifugiati. Lo scorso agosto il sindaco aveva protestato per i tagli e per il ritardi nell'erogazione dei fondi da parte del ministero. Molto vicino a Roberto Saviano più volte ha messo nel mirino il ministro degli Interni, Matteo Salvini, per le sue politiche per frenare i flussi legati all'immigrazione.
Intanto il gip di Locri Domenico Croce ha però rigettato sette delle accuse ipotizzate nei confronti di Lucano. Tra le accuse che sono state "smontate" dal Gip ci sono l’associazione a delinquere alla truffa aggravata, il falso al concorso in corruzione, l’abuso d’ufficio alla malversazione. E il pm di fatto afferma che il Gip su questo caso si è limitato a fornire un "acritico recepimento delle conclusioni raggiunte all’esito di una lunga attività della Gdf di Locri.
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