Salvare il Natale. Non è un esercizio di retorica, ma è il dovere assoluto di un governo nato per fronteggiare una pandemia. Non farlo significherebbe fallire, tradire un patto implicito sottoscritto con i cittadini: voi accettate le misure emergenziali e noi ci impegniamo per tornare il più presto possibile alla normalità. Nel salvare il Natale, dunque, non c'è solo qualcosa di romantico, ma molto di pragmatico. Perché le festività non sono solo un appuntamento al quale già una volta abbiamo dovuto, dolorosamente, rinunciare; sono anche un business da miliardi di euro che la nostra economia non può permettersi di perdere per il secondo anno di fila. Questo sarebbe l'errore imperdonabile del governo. Prima di tutto è necessario mettere al riparo la salute dei cittadini, ma contestualmente bisogna dar loro l'opportunità di lavorare in sicurezza. L'unico vero ristoro possibile è il lavoro, chiudere un'altra volta significherebbe, per molti, chiudere per sempre. L'unica vera dittatura che dobbiamo combattere - checché ne dicano i complottisti No Vax - è quella che da quasi due anni ha stravolto le nostre vite e che risponde al nome di Covid 19.
Salvare il Natale per mettere al sicuro l'inverno, il turismo, la stagione sciistica con tutto il suo indotto: dai commercianti ai ristoratori. Settori che hanno già passato un anno in purgatorio e ora non hanno intenzione di precipitare all'inferno per colpa di qualche cretino che ha paura di una puntura e crede alle bufale su Big Pharma e i microchip. A Roma, secondo le stime di Federalberghi, il 20 per cento delle stanze prenotate sono già state disdette: è una piccola palla di neve che può diventare una valanga che va fermata quanto prima. E il virus della paura si blocca solo arginando i contagi con più vaccini e più controlli. Abbiamo già fatto tanti sforzi, sarebbe stupido fermarsi a un passo dalla meta. Per questo sono giusti i provvedimenti che il governo intende imporre: l'accelerazione sulle terze dosi e la stretta a chi si è rifiutato di farne anche soltanto una. Così come è giusto l'obbligo per le categorie lavorative più esposte. Non è un caso che a volerlo siano, anche e soprattutto, quei governatori del Nord che hanno sotto i loro occhi la macabra correlazione inversamente proporzionale tra i numeri dei contagi e quelli del Pil.
Al momento è questa l'unica strada per tornare alla normalità e dobbiamo percorrerla di corsa, a meno che non si renda obbligatorio il siero per tutti.La maggioranza degli italiani non può rimanere impiccata a una rumorosa e ignorante minoranza che non ha rispetto per la salute propria e vuole distruggere quella pubblica.
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