Le foto col dito medio in vista sull'auto appena rubata. E poi, ancora, quelle con pregiatissimo cavale per festeggiare l'ennesimo colpo andato andato a segno. Sono le immagini "post belliche" della baby gang che per mesi ha seminato il panico nella provincia di Treviso commettendo furti con scasso, rapine e razzie di ogni genere. Il gruppo, smantellato a seguito di una lunga e complessa attività di indagine, era composto da 8 giovani in età compresa tra i 20 e i 15 anni. "Pensavamo di non aver fatto nulla di male", hanno dichiarato a i militari dell'Arma dopo il fermo.
La baby gang di provincia
Giovani - alcuni giovanissimi - spavaldi e decisamente fuori controllo. E non avrebbero avuto neanche necessità di rubare. Stando a quanto racconta l'edizione odierna de Il Gazzettino, la baby gang avrebbe dato seguito ad una convulsa attività criminale nelle notti del mese di gennaio, in pieno coprifuoco e con le restizioni per gli spostamenti in corso. I colpi sarebbero stati messi a segno tutti tra Casier, Casale sul Sile, Preganziol e Mogliano, nella Bassa Trevigiana. Furti scasso in supermercati e tabaccherie, rapine, percosse e fughe rocambolesche ai posti di blocco: la banda non si sarebbe fatta mancare nulla.
Della ghenga avrebbero fatto parte tutti ragazzi italiani, alcuni figli di stranieri, residenti nel Trevigiano. I minorenni frequentano ancora la scuola mentre i maggiorenni si mantengono con lavoretti occasionali. Vengono da famiglie di media estrazione che, a quanto risulta, non vivono in situazioni di particolare indigenza. Il leader del gruppo sarebbe un ragazzo di 19 anni, originario di Mogliano, come gran parte degli affiliati. Poi ci sarebbero il 18enne E.M. e il compaesano 20enne G.F., entrambi di Venezia. Nella banda avrebbero militato anche tre ragazzine veneziane di sui 16 anni e due 15enni mestrini.
L'organizzazione della banda e l'arresto
Non colpivano tutti insieme ma a scaglioni e in base all'obiettivo da colpire. I ruoli erano ben diversificati e modulati a seconda delle esigenze. Di solito, agivano in 3 o 4 per volta con sempre un maggiorenne alla guida del veicolo utilizzato per darsi alla fuga (BMW o furgoncini a cui veniva sostituita la targa). Il bottino delle refurtive - contemplante oggetti di qualunque tipo, anche di genere alimentare - veniva rivenduto e il ricavato utilizzato per acquistare qualche pacchetto di sigarette o gratta e vinci. Le auto sottratte invece, venivano utilizzate per mettere a segno il colpo successivo.
I carabinieri della compagnia di Treviso e del Nucleo Radiomobile sono riusciti a stanarli attraverso l'acquisizione dei filmati estrapolati dalle telecamere di sorveglianza cittadina.
Cruciale l'episodio in una tabaccheria di Dosson, avvenuto nella notte tra 12 e il 13 gennaio scorso, che ha consentito ai militari dell'Arma di risalire all'identità dei giovani manigoldi. Il fermo per ciascuno di loro è scattato all'alba di sabato mattina. "Pensavamo di non aver fatto nulla di male", hanno dichiarato all'unisono dopo l'arresto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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