"Francesco (il Papa, ndr) ha poco rispetto per i suoi predecessori. Sta cancellando tutto ciò che è stato fatto da Giovanni Paolo II e da papa Benedetto. E naturalmente quelli che stanno appesi alle sue labbra dicono sempre: “In continuità…”, ma questo è un insulto. Un insulto. Non c’è nessuna continuità". La stroncatura non proviene da ambienti tradizionalisti o da quelli sedevacantisti, ma dal cardinale di Hong Kong Joseph Zen, che continua a criticare la stipulazione di un "accordo provvisorio" tra il Vaticano e la Repubblica popolare cinese.
Si dice che sulla base di quell'accordo provvisorio, che Santa Sede e Cina stanno verificando nella prassi, il Papa della Chiesa cattolica sia stato riconosciuto come legittima autorità religiosa. Ma si vocifera pure di come Bergoglio e i suoi successori possano adesso nominare vescovi e istituire nuove diocesi. Con un particolare: è necessario che anche la Conferenza episcopale cinese, che per Zen e per i conservatori è influenzata, per usare un eufemismo, dal Partito comunista, sia d'accordo. Sono tutte presunzioni eventuali. Se non altro perché i contenuti di quell'accordo non sono ancora stati resi noti: è lecito solo ipotizzare. Ma Zen - come era stato raccontato pure da Fausto Biloslavo - rimane molto critico.
Stando a quanto riportato sul blog di Sandro Magister, che ha ripreso un'intervista rilasciata dal cardinale al magazine "New Bloom", l'alto ecclesiastico cinese ha alzato il tiro sulla questione del trattato, tanto da arrivare a dichiarare quanto segue: "Non ho prove, ma credo che sia stato papa Benedetto a dire di no. Non poteva firmare quell'accordo. E sono convinto che l’accordo firmato ora sia esattamente lo stesso che papa Benedetto ha rifiutato di firmare". Joseph Ratzinger, insomma, avrebbe già cassato quanto poi avallato dall'ex arcivescovo di Buenos Aires.
Qualcuno ritiene possibile che il papa emerito, quando era regnante, abbia preferito aspettare l'evoluzione dell'ideologia comunista in Cina. Ma pure questa è una supposizione. Benedetto XVI, comunque sia, non ha firmato trattati di pacificazione con la Cina. E questo, per Zen e per chi la pensa come lui, basta in qualità di prova. Di certo c'è anche come Zen stia stroncando l'opzione sostenuta pure dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, che è stato attaccato dall'arcivescovo emerito nella intervista evidenziata. Il viaggio in Giappone e Thailandia di Papa Francesco, poi, può costituire il preambolo di una storica visita apostolica nel "dragone asiatico". Se Bergoglio dovesse davvero riuscire ad atterrare in Cina entro il 2020 - il Papa ha dichiarato di voler andare a Pechino e di amare la Cina - allora il cerchio si chiuderebbe.
Con buona pace del cardinale Joseph Zen e di tutti coloro che stanno stigmatizzando la strategia diplomatica e geopolitica di Parolin e del pontefice argentino. Ma la disamina di Zen su Papa Francesco è arrivata ad interessare il termine "scisma".
"Di recente ho appreso che il Santo Padre, su un volo di ritorno da non ricordo dove, ha detto: "Certo, non voglio vedere uno scisma. Ma non ho paura di uno scisma”. Io gli direi: ”Sta lei incoraggiando uno scisma. Sta legittimando la chiesa scismatica in Cina". L'ultimo tuono di Zen è quello più fragoroso.
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