Franco riesumato riporta in vita i vecchi rancori

Franco riesumato riporta in vita i vecchi rancori

L a sepoltura di Francisco Franco e il suo spostamento sono, ovviamente, un problema politico e ideologico. Basti leggere i commenti di due quotidiani italiani - di opposti schieramenti e pallido riflesso di analoghe posizioni spagnole - sul trasferimento della salma. Quello che per il manifesto (...)

(...) è «un gesto simbolico di straordinaria potenza», per il Secolo d'Italia è «non può neanche riposare in pace».

In realtà quel corpo, appunto «simbolico» non può «riposare in pace», perché un dittatore continua ad agire nella memoria collettiva anche dopo la morte. E non soltanto nella memoria: l'Italia di oggi, la nostra stessa vita, sarebbero certamente diverse se Mussolini non fosse stato al potere per più di vent'anni. Sappiamo cosa è stato del suo cadavere, da Piazzale Loreto al nascondiglio nel cimitero Maggiore di Milano, alla tomba di famiglia a Predappio, dove a volte le gite festose di omaggianti della domenica gli recano altrettanto torto di un oltraggio. Chi fosse interessato al tema può leggere un bel saggio di Sergio Luzzatto, Il corpo del duce (Einaudi): attraverso la storia di quel cadavere è possibile un'interpretazione non banale della cultura politica postbellica, divisa fra trasformismo e radicalismo, indulgenza e intransigenza, tentazione dell'oblio e dovere della memoria.

Francisco Franco era un uomo abile e prudente, tanto che dopo la vittoria nella guerra civile spagnola riuscì a rimanere fuori dalla Seconda guerra mondiale e a tenere indisturbato il potere dal 1939 alla morte - nel proprio letto - nel 1975. Fece dunque costruire la Valle de los Caídos, inaugurata nel 1959, che ospita 34mila caduti di entrambi gli schieramenti. Peccato che al centro, nella basilica, ci sia lui insieme a José Antonio Primo de Rivera, fondatore del partito fascista Falange, mentre molti dei caduti antifascisti mai identificati sono sepolti in fosse comuni.

La transizione dalla dittatura alla democrazia, in parte prevista dallo stesso Franco, avvenne senza traumi, ma anche la Spagna democratica è rimasta divisa fra trasformismo e radicalismo, indulgenza e intransigenza, tentazione dell'oblio e dovere della memoria. La classe dirigente conservatrice e cattolica non ha mai rinnegato davvero il franchismo, e dunque una battaglia della memoria è divenuta una battaglia politica. Già il socialista Zapatero, dieci anni fa, tentò di far spostare la tomba del dittatore, invano. Ci riesce oggi il socialista Sanchez: e ci riesce a meno di venti giorni dalle elezioni del 10 novembre, quando cercherà di strappare voti soprattutto alla sinistra. Inoltre, così può dimostrare agli indipendentisti catalani vero problema della Spagna di oggi il suo distacco da un regime che più di tutti represse con durezza ogni richiesta di autonomia.

E Francisco Franco continua a essere protagonista della vita politica spagnola, a quasi mezzo secolo dalla morte.

@GBGuerri

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