Pamela Mastropietro ha percorso tre chilometri per mettersi alle spalle la comunità di recupero che aveva deciso di lasciare. In pochi istanti ha fatto perdere le sue tracce per le strade di Corridonia. Qualche ora dopo ha trovato la morte finendo a pezzi in due valigie. Come ricostruiscono i testimoni al Corriere, la ragazza aveva premeditato l'addio alla comunità Pars. Ha preso un trolley ed è andata via senza documenti.
Poi l'autostop fino a Macerata. Dove abbia passato la notte tra il 29 gennaio e il 30, giorno del ritrovamento, resta un mistero. Ma una cosa è certa: Pamela è andata in una farmacia. "La siringa da cinque — osserva al Corriere il farmacista di Macerata che l'ha incontrata - che ormai s’è fatto una certa esperienza con i tossici — viene usata di solito per i cocktail di droghe, crack e altre sostanze. Per farsi d’eroina, invece, basta una siringa da uno, quella per l’insulina".
Poi il ritorno verso la casa del nigeriano Innocent Oseghale. I due restano nel cortile dietro l'abitazione. Ed è in questo lasso di tempo, tra le 13 e le 16 che gli investigatori fissano l'ora del decesso.
Ora gli inquirenti dovranno capire se la ragazza è morta per una overdose e poi è stata fatta a pezzi o se invece è stata uccisa dal nigeriano arrestato e poi messa in un trolley. Dietro quella candeggina usata dall'uomo per pulire il sangue c'è il segreto di questo terribile delitto che si è portato via una ragazza che aveva ancora un sogno da realizzare.
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