L' intervento tenuto ieri da Theresa May alla Lancaster House di Londra era attesissimo e, certo, non ha deluso le aspettative. Le parole pronunciate dal premier britannico potrebbero in effetti rappresentare un passaggio cruciale: per varie ragioni.
Innanzitutto il leader britannico ha sostenuto che intende realizzare solidi rapporti commerciali con l'Europa, ma collocando il Regno Unito fuori dall'Unione e anche dal mercato comune. Con questa presa di posizione a favore di una hard Brexit l'inquilino di Downing Street ha difeso la necessità di opporsi a ogni chiusura (nella persuasione che sia lesiva dei diritti, negativa dal punto di vista economico, pericolosa per i rapporti internazionali), ma al tempo stesso ha distinto con chiarezza tra un vero libero mercato e un mercato soltanto comune e, quindi, chiuso al proprio esterno.
In questa maniera la May ha implicitamente ricordato agli europei come a distanza di sessant'anni dal Trattato di Roma quell'Europa che era una realtà fondamentale rappresenti ora solo una quota limitata dell'economia globale. I dati ci dicono che nel 2014 la zona Euro contava unicamente il 20% del Pil mondiale: e la tendenza è verso una crescita ulteriore di Asia, Africa e altre aree. Chi è davvero favorevole al libero mercato non può accontentarsi di questo piccolo mondo, ma deve saper guardare oltre.
Nel momento stesso in cui ha difeso la sovranità britannica e ha fatto il possibile per sottrarsi a ogni ricatto di Bruxelles, immaginando un Regno Unito fuori dall'Unione ma legato da un ampio patto di libero scambio con il continente, la May ha quindi alzato lo sguardo sul globo e ha annunciato un vertice biennale del Commonwealth, al fine di costruire «una Gran Bretagna davvero mondiale».
Oggi si può avere l'impressione che l'Europa sia un po' orfana, ma bisogna anche chiedersi come si sia arrivati a questo divorzio e, oltre a questo, se tale esito sia davvero negativo.
Pur essendo stata a favore del Remain durante la campagna referendaria, in questi mesi la May ha dovuto fare i conti con le rigidità dei partner europei. Adesso ha allora buon gioco quando evidenzia come in Europa sia impossibile gestire a proprio modo l'immigrazione e i rapporti commerciali con i Paesi non europei, senza considerare gli sprechi di un bilancio comunitario che nel corso dei decenni ha generato più guasti che benefici. E così il premier britannico ha proposto al Parlamento londinese di scegliere la strada di una sovranità riconquistata: non già per chiudersi in un nuovo «splendido isolamento», ma per costruire migliori e più liberali relazioni sia con l'Europa, sia con il resto dell'universo.
Dal discorso tenuto ieri emerge insomma la volontà di restare nel mercato europeo, superando pure le ristrettezze di
un'Europa troppo chiusa su se stessa e provinciale. E certo chi ora a Bruxelles critica le parole pronunciate dalla May dovrebbe ripensare ai troppi errori commessi da un'Unione dominata da logiche stataliste e burocratiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.