U n fazzoletto bianco per asciugare di nascosto le lacrime trattenute durante l'addio al padre, dear papa. Charles ha passato leggermente la mano sugli occhi, poi riponendo il fazzoletto di seta nella tasca dei pantaloni del suo tight. Alle sue spalle i due figli stavano di nuovo assieme, come nella loro bella gioventù prima che l'americana cambiasse la cronaca, non certamente la storia. Quel percorso che hanno seguito dietro il feretro li ha riportati al cammino tragico della loro infanzia, seguendo la salma della loro madre e così riavvicinandosi nell'affetto strappato da una fuga imprevista. C'erano gli altri della ditta, famigliari, parenti, affiliati, valletti privati.
Prima di tutto c'era lei, Elisabetta, la quercia diventata ramoscello, piegata dal vento che si è portato via una fetta secolare della sua esistenza, ottant'anni di amore crollati tutti sopra le sue spalle ora curve, quasi a chiedere un aiuto, un bastone che più non trova, più non ha. Per la prima volta Filippo, principe e marito, sta davanti a Lei e a tutto il regno. L'ombra è diventata sole, ormai tramontato, ma luce finale dopo quasi un secolo di pubblico rispetto. Elisabetta ha voluto donargli i fiori della loro vita, sul feretro accanto al cappello di ammiraglio e alla spada c'era un cuscino di gigli bianchi che significano la rinascita, poi rose bianche segno di ricordo, fiore di giugno, il mese che avrebbe consegnato il secolo a Filippo e, ancora i profumi del gelsomino, simbolo della purezza e i piselli odorosi bianchi segnali di partenza e ringraziamento e infine i fiori di cera bianca che sono l'amore duraturo che resiste alle prove difficili del tempo. La Bentley color melanzana non porta targa alcuna, ha vent'anni di carrozzeria, le portiere si aprono a novanta gradi, l'auto di Stato può viaggiare a duecento all'ora ma procedeva lentamente, come il corteo funebre. Elisabetta portava la maschera nera a coprire un viso già minuto, rannicchiata in un angolo, aveva al suo fianco una dama di compagnia. Sola è rimasta, di fianco all'altare, risparmiata dalle telecamere mentre seguiva, leggendo, i passi del Vangelo di Giovanni, continuando a mantenere chino il capo, sul cappotto nero brillava l'immancabile spilla.
Nero il colore degli abiti di tutti i partecipanti al rito, senza esibizione di mode e stilisti, fatta eccezione per Kate Middleton che si è appalesata con orecchini e preziosissima collana di perle come se partecipasse a un gala. Fuori, lontana, divisa dal grande parco del castello e dalle transenne in Thames Street, stava la folla che sbirciava e intravvedeva gli interpreti della solita favola reale. Non è quel tempo, il virus ha permesso a Filippo di cancellare i riti e le cerimonie, ha voluto che tutto si svolgesse in fretta, il popolo ha osservato a distanza il calesse tirato da due cavalli, sul quale il principe amava andarsene in giro per la tenuta, come vivendo in un'altra epoca. Perché anche questo funerale, i settecento rappresentanti di tutte le armi, i granatieri e il loro colbacco d'orso bruno, i colpi di cannone, il suono dei corni e delle trombe, il fischio dei marinai, le Jaguar e le Rolls Royce, gli inchini e l'inno che da sempre accompagna l'ingresso in chiesa della sovrana, sono capitoli di un copione che appartiene in esclusiva all'Inghilterra dei Windsor.
Elisabetta II è uscita dalla porta secondaria di St. George ancora più sola e incerta nel passo di quando era finalmente apparsa, dopo otto giorni di lutto rigoroso, teneva in mano, come ricordo ultimo, il foglietto della messa. Nessuna campana ha riempito il silenzio di un sabato di sole primaverile, lungo il parco si è mosso il calesse con il quale Filippo si divertiva a portare a spasso alcuni amici, soprattutto signore, dopo che la famiglia gli aveva tolto la possibilità di guidare ancora la sua Land Rover, a seguito di un clamoroso ed ennesimo incidente stradale. Il posto vuoto del principe era occupato da una sciarpa grigia, un paio di guanti marrone in pelle, un cappellino, un barattolo con il coperchio rosso e, sotto, un bianco e morbido plaid come ampio cuscino; sul tiro a due, stava a cassetta un cocchiere solitario.
Quando l'arcivescovo ha impartito la benedizione, il feretro di Filippo era stranamente e improvvisamente scomparso dalla navata centrale. Quasi volesse togliere il disturbo per tornare un passo dietro Elisabetta, regina e sposa ormai sola.
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