Verso le ore 18.00 di ogni giorno arriva il bollettino diramato dalla protezione civile nell'ambito dell'emergenza Coronavirus: il commissario per l'emergenza Angelo Borrelli, in diretta davanti alle telecamere, fornisce i numeri relativi ai contagi, alle vittime e ai guariti. Dati che si fanno sempre più preoccupanti e gravi: nella giornata di ieri si è registrato un incremento di 4.480 casi (33.190 totali) e di 427 morti (3.405 complessivi). E tutti nelle chat iniziano a mandare ad amici e parenti gli aggiornamenti e i grafici, improvvisandosi epidemiologi e statistici. Non tanto per presunzione, ma per tentare di darsi una risposta alle infinite domande. Effettivamente i quesiti classici che rimbalzano sui social sembrano avere un denominatore comune: la mancanza di una bussola in grado di far orientare nella scienza delle epidemie. Perciò La Repubblica ha spiegato il funzionamento del contagio, analizzando aspetti numerici e matematici.
Il rapporto di contagio
Un fattore fondamentale riguarda il rapporto di contagio, che dovrebbe scendere da 2,5 a 1: al momento si sa che una persona infetta da Covid-19 contagia in media 2,5 individui; ciascuno di loro ne contagia altri 2,5. Dunque bastano tre generazioni di contagio per arrivare a una 30ina di infettati. L'obiettivo principale è fare in modo che il numero di riproduzione diventi minore di uno: se un contagiato infetta in media meno di una persona, l'epidema si arresta.
La curva dei contagi
Una curva dei contagi più simile a una collina è meglio di una curva dei contagi più simile a una montagna perché un picco molto alto e stretto è sinonimo del fatto che molti si ammalano in un breve periodo di tempo. E a rimetterci sarebbe il Sistema sanitario poiché tutti i malati avrebbero bisogno delle cure del caso contemporaneamente. Perciò le misure di distanziamento sociale assumono un'importanza cruciale: il picco potrebbe presentarsi più tardi e con un'altezza inferiore; i pazienti potrebbero inoltre essere distribuiti su un periodo di tempo più lungo, consentendo al Sistema sanitario di dedicarsi pienamente a chi ha bisogno delle cure nella prima fase dell'epidemia.
L'immunità di gregge
Negli ultimi giorni si è parlato molto dell'immunità di gregge a cui punta la Gran Bretagna, che potrebbe lasciare esposta al Coronavirus la maggior parte della popolazione così da far ottenere l'immunità ai rimanenti. "Con il 60% della popolazione infetta dal virus avremmo una immunità di gregge", aveva dichiarato il presidente Boris Johnson. L'immunità fa scendere il valore del numero di riproduzione del contagio e dunque arriva a fermare l'epidemia.
Ma è R0 (il numero di riproduzione di base del virus) che decreta la percentuale della popolazione che deve essere immune affinché ciò accada: se vale 2, l'epidemia si ferma quando è immune il 50%; se vale 3, il risultato viene raggiunto quando il 67% della popolazione è immune; se vale 2,5 (come nel caso del Covid-19) allora l'immunita di gregge si aggira sul 60%. Va comunque considerato che potrebbero ripresentarsi picchi di infezione quando la popolazione perde l'immunità di gregge: perciò essa va mentenuta con i vaccini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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