G8, maxi sequestro di quadri e sculture: da Warhol a Chagall

Ville di lusso e opere d'arte: le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per 1,5 milioni di euro a un imprenditore indagato per un giro di fatture false: gallery

G8, maxi sequestro di quadri e sculture: da Warhol a Chagall

Una collezione degna dei migliori musei. Da Andy Warhol a Marc Chagall. E ancora: appartamenti di valore e sculture di immenso valore per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro. I beni sono stati sequestrati, questa mattina, dalla Guardia di Finanza di Roma a un imprenditore fiorentino indagato per un giro di fatture false che avrebbe interessato anche la commessa per alcuni lavori sull’isola della Maddalena relativi al G8 del 2009.

Oltre si tre immobili situati dislocati nelle province di Firenze e Prato, tra i beni sequestrati all'imprenditore ci sono una quarantina fra sculture e dipinti di pregio. Tutte opere d'arte firmate da artisti di primissimo spicco: da Warhol a Chagall, da Botero a Paladino. E ancora: Sironi, Pomodoro, Schifano e Balla (guarda la gallery). Nella lussuosa villa dell’imprenditore a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, c'erano anche il quadro Vision de Paris di Chagall e due oli su tela di Botero Still life with coffee pot e Bowl of fruit, il cui valore potrebbe superare di gran lunga quello stimato all’atto del sequestro.

Le indagini, che rientrano nel filone dei "Grandi Eventi", hanno pizzicato la Cgf Costruzioni Generali, una spa che ha inserito in contabilità fatture relative a costi mai sostenuti, per un ammontare di circa 4 milioni di euro. In diversi casi, le Fiamme Gialle hanno accertato che "la società avrebbe caricato sui costi dell’appalto relativo al G8 del 2009 prestazioni di servizio in realtà inerenti ad altri cantieri sparsi per l’Italia". In questo modo, infatti, l’imprenditore fiorentino e altri tre indagati sono riusciti a realizzare un'ingente evasione dell'Iva e dell'imposta sul reddito, quantificata in circa 1,5 milioni di euro nel giro di soli tre anni.

Questa mattina la Guardia di Finanza ha anche scoperto che le opere d’arte sequestrate, acquistate inizialmente dalla società con un esborso superiore ai 5 milioni di euro, sarebbero state successivamente rivendute all’imprenditore con forti "sconti", pari a oltre il 60% del prezzo di acquisto originario.

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