Genova, gambizzato un dirigente dell'Ansaldo Si indaga sulle nuove Br

Attentato contro il manager Roberto Adinolfi. L'Antiterrorismo: l'eversione ipotesi privilegiata. Il sangue e le urla dei figli: "Forza papà, devi farcela" / FOTO

Genova, gambizzato un dirigente dell'Ansaldo Si indaga sulle nuove Br

Nuove leve del vecchio partito armato. Salto di qualità dell’insurrezionalismo anarchico. Pista commerciale legata alle operazioni nell’Est dell’Ansaldo Nucleare. Problemi interni, sindacali. Scambio di persona. Motivi privati. In mancanza di una rivendicazione che cristallizzi la matrice dell’attentato di Genova, con modalità che evocano gli anni di piombo ed altre che portano a escluderlo, l’Antiterrorismo mette in ordine di possibilità le piste seguite

LA STELLA SULL’ARMA

Il filone del terrorismo viene preferito per la tecnica dell’agguato di un gruppo di fuoco che al di là dei due centauri armati si pensa numeroso (esecutori, fiancheggiatori, basisti). Un’azione che presuppone pedinamenti e appostamenti, una «inchiesta» prolungata svolta alla vecchia maniera (il progetto risale «almeno» quattro mesi fa visto che la moto utilizzata è stata rubata a febbraio). Sulla pistola, una Tokarev 7.62 in uso all’Armata Rossa sovietica, le opinioni divergono: c’è chi esalta il suo alto valore simbolico (sul calcio della pistola c’è una stella a cinque punte) e chi ricorda invece come l’arma sia stata usata più dalla criminalità comune (ne trovarono una addosso solo al piellino Marco «Pedro» Pedrazzini nel 1981). Anche sull’esecuzione in via Montello ci si divide: il killer dopo aver percorso una quarantina di metri, ha raggiunto la sua vittima, si è inginocchiato e ha fatto fuoco. Mirava alle gambe, voleva ferire, non uccidere. L’azione spettacolare, finalizzata a sondare una risposta positiva fra le cellule silenti e potenziali nuovi adepti, ci sta allo stesso modo della «gambizzazione», simbolo di un rinascita delle br dalle sue origini. Non ci sta, invece, il particolare della genuflessione, che non ha precedenti. E men che meno ci sta che la rivendicazione non sia stata ancora recapitata per firmare l’operazione (anche se, di rivendicazioni tardive, in passato ne sono arrivate). Eppoi sui killer: hanno sparato così perché inesperti o troppo esperti? Per dare un segnale all’ambiente (si riparte da zero, alla «vecchia maniera»)? Perché ancora la contrapposizione con lo Stato non è sostenibile?

SIMBOLI E «RACCORDI»

A proposito di simboli. L’Ansaldo, nei tempi bui, era l’obiettivo principale della colonna genovese, poi smantellata in via Fracchia. Iniziarono da lì, nei primi anni settanta, e da lì oggi sembrerebbero aver voluto ricominciare in una nuova, disperata, ricerca di consensi sfruttando non a caso le tensioni sociali e soprattutto la contingenza elettorale, con le pistolettate esplose a urne ancora aperte. E se l’Antiterrorismo si concentra su una decina di vecchi «raccordi» locali delle bierre (due dei quali particolarmente eccitati per un convegno del marzo 2011 all’università dell’ex br Enrico Fenzi, poi annullato) sottolineando il boom di messaggi inneggianti alla stella a cinque punti (l’ultimo sull’autostrada Genova-Nervi), arriva la conferma di segnali poco rassicuranti sul fronte eversivo.

«PER IL COMUNISMO» LIGURE

Fra i tanti l’ultimo è arrivato sei mesi fa con i commenti captati «in ambienti eversivi sensibili» alla sentenza di primo grado al gruppo «Per il comunismo - Brigate Rosse» e le condanne, fra gli altri, di Massimo Porcile (7 anni e 6 mesi) e Gianfranco Zoja (8 anni e 6 mesi), entrambi residenti in Liguria. A loro si è arrivati seguendo il romano Luigi Fallico, segnalato dalla Digos tra i nominativi di quanti potevano tentare di riaggregare «forze rivoluzionarie». Le intercettazioni evidenziano 16 telefonate «tutte effettuate con monete da cabine pubbliche ubicate in Liguria e, in particolare, a Genova, a Sori e a Recco (...) Zoja è «noto per la sua pregressa militanza nella colonna genovese delle Br, e indagato per l’attentato alla base Nato di Aviano». E sempre in ambientale, a proposito di «attività proprie di un’associazione eversiva» spunta la voce di Massimo Porcile, «residente in Sussisa, frazione di Recco, già noto» alla Digos genovese «per pregressi contatti con Zoja».

IL SALTO DEGLI ANARCHICI

In questa fibrillazione para-eversiva spicca il fronte insurrezionalista camuffato sotto più sigle riconducibili alla Fai (Federazione anarchica informale) che nella loro ultima risoluzione rilancia l’«azione distruttiva quale elemento indispensabile e imprescindibile» che può andare «dal lancio di molotov all’assassinio, senza alcuna gerarchia di importanza». Un salto di qualità degli anarchici che mai, prima d’ora, s’erano distinti per un’azione diretta? Dai pacchi bomba a Equitalia e caserme (nel 2005 ai carabinieri di Montebello e Voltri) si è passati a una strategia diversificata fino allo spontaneismo armato? Possibile. Almeno una quindicina di siti web antagonisti e anarchici fanno il tifo per «alzare il tiro» a prescindere contro le sedi di Fimeccanica (Ansaldo fa parte del gruppo) o contro la sacrosanta intitolazione di una via al missino Ugo Venturini ucciso a Genova nel 1970. Si indaga però ovunque, in ogni direzione, esclusa quella «privata», ha tenuto a precisare il ministro Cancellieri.

Si scava segretamente in azienda per eventuali dissapori sindacali, e lungo la via commerciale che da Genova porta in Romania dove Adinolfi avrebbe contribuito, con Ansaldo, a piazzare nuovi reattori. La pistola dell’Est vuol dire qualcosa?

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