Il suo corpo era stato trovato sul lungotevere, vicino a Ponte Sisto, lo scorso 2 maggio. "Lesioni compatibili con una caduta", avevano detto all'inizio gli inquirenti, che da subito avevano iniziato a indagare sulla sua vita privata. Invece, sembra che Imen Chatbouri, 37 anni, campionessa nel lancio del giavellotto, medaglia di bronzo ai Giochi Africani nel 2002, sia stata uccisa.
Le indagini procura di Roma, che aveva aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo, pensando ad una morte accidentale, hanno cambiato direzione, dopo che gli agenti hanno visionato alcuni filmati della sera del 2 maggio. Un significativo passo avanti, che ha cambiato l'ipotesi di reato da omicidio colposo a omicidio volontario.
Le telecamere di videosorveglianza, infatti, hanno ripreso un uomo che, quella notte, avrebbe spinto Imen giù dal parapetto di Ponte Sisto, uccidendola. Le immagini mostrano poi lo stesso uomo raggiungere il corpo della donna sul lungotevere, prende qualcosa dalla sua borsa e allontanarsi: tra gli effetti personali dell'atleta, infatti, mancava il cellulare, forse rubato proprio dall'assassino, per evitare che si potesse risalire a lui. Gli inquirenti hanno ricostruito, mettendo in fila le immagini delle telecamere, il percorso fatto dalla vittima, da piazza Venezia a Trastevere: sembra che, come riporta il Corriere della Sera, una volta arrivata a Ponte Sisto, la donna sia stata sollevata dal suo assasino che, prendendola per le caviglie, l'avrebbe fatta precipitare. Il sospetto è che un uomo, conosciuto poco prima, l'abbia seguita dopo il loro incontro, aspettando il momento giusto per ucciderla.
Fondamentale per ricostruire la vicenda anche la
testimonianza di un amico della vittima, cui Imen aveva parlato con preoccupazione di un uomo, che corrisponderebbe alla corporatura della persona ripresa nei video. Ora, l'assassino di Imen sembra avere le ore contate.
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