"Oltre 2,6 milioni senza cibo. Contro i rincari comprare prodotti italiani"

Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. L'allarme di Coldiretti: "Troppe persone a rischio alimentare. In Italia 538.423 bambini senza cibo". Poi sui rincari: "La situazione peggiorerà"

"Oltre 2,6 milioni senza cibo. Contro i rincari comprare prodotti italiani"

"Ci sono 2,6 milioni di persone che in Italia sono a rischio alimentare". È l’allarme lanciato da Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione organizzata dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura). Lo slogan di quest’anno è leave no one behind: "non lasciare nessuno indietro". "Tra le persone che non hanno più disponibilità di cibo ci sono anche 538.423 ragazzi di età inferiore ai 15 anni”, spiega Prandini in un’intervista rilasciata alla nostra redazione. La crisi del grano, i rincari delle materie e gli aumenti di gas ed energia gravano tanto sulla filiera agroalimentare quanto sui consumatori: "Bisogna attuare delle misure subito - continua -. La situazione sta diventando insostenibile".

Dottor Prandini, cosa sta succedendo?

"I rincari stanno mettendo in ginocchio imprese e famiglie. A livello globale, laddove vi erano già delle situazioni deficitarie dal punto di vista economico e sociale, la situazione sta diventando davvero drammatica".

Quanto ha inciso sui rincari la guerra tra Russia e Ucraina?

"Purtroppo ha inciso in modo significativo, specie sull'intera filiera agroalimentare.

L'Italia quanto grano importa?

"Per fortuna, in Italia viene importata soltanto una minima parte, che si aggira tra il 4-5% del nostro fabbisogno".

E allora perché c'è stata un'impennata di prezzi?

"Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina sta generando una situazione di tensione sui mercati, anche di carattere speculativo, che ha avuto come conseguenza l'esplosione dei prezzi dal campo alla tavola. In Italia, nel 2022, a causa dei rincari e della scarsa reperibilità si è verificato il taglio da parte delle aziende agricole di quasi 1/3 negli acquisti di fertilizzanti che mette a rischio le semine, i trapianti autunnali e la stessa produttività dei raccolti Made in Italy".

A livello pratico, come si traduce tutto questo per il consumatore?

"Alcune ripercussioni che oggi i consumatori notano, come ad esempio l'aumento dei prezzi di pasta e pane, non sono che la punta dell'iceberg. Gli effetti dei rincari diventeranno tangibili nei prossimi mesi. Fino ad oggi, sono stati assorbiti dalla filiera agroalimentare. Ma adesso la situazione sta diventando insostenibile".

Può farci un esempio concreto?

"I rincari dei costi nelle campagne vanno dal +250% dei concimi al +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma gli aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno. Si registra poi un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica".

A conti fatti, sembrerebbe profilarsi una situazione catastrofica. Secondo lei, rischiamo la carestia?

"In Italia, il prodotto non mancherà, questo è bene sottolinearlo. Ma nel resto del mondo, ripeto, la situazione è drammatica. Ci sono Paesi che avranno carenza di prodotto perché importavano quasi il 100% del grano proveniente dall'Ucraina e dalla Russia".

Che impatto hanno avuto i rincari energetici sulla filiera agroalimentare?

"L'impennata del costo dell'energia ha avuto ripercussioni pesantissime sull'intera filiera agroalimentare. Per giunta, in un momento in cui la siccità di questa estate aveva già devastato interi raccolti".

A quanto ammontano le perdite?

"Le perdite stimate si aggirano attorno ai 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nelle campagne nostrane. Le dico solo che una azienda agricola su 10 ha dovuto cessare l'attività e ben oltre 1/3 del totale nazionale delle restanti imprese è costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo".

Come si può evitare che la situazione degeneri ulteriormente?

"Anzitutto mettendo in atto subito delle misure che siano in grado di garantire la sopravvivenza delle aziende agricole. E poi elaborando una strategia a medio/lungo termine per fare in modo che il nostro Paese diventi il più possibile indipendente, almeno per quel che riguarda il comparto agroalimentare".

Quindi l'talia è in grado di raggiungere l'autosufficienza produttiva?

"È una sfida che bisogna cogliere. Noi di Coldiretti abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano, articolato in cinque punti, per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, e ridurre il più possibile la dipendenza alimentare dall’estero assicurando alle imprese la possibilità di produrre generi alimentari al giusto prezzo. Non è solo un fenomeno di carattere economico ma anche sociale. Dobbiamo essere in grado di garantire ai cittadini che il cibo non mancherà".

C'è poi la questione climatica.

"Un'altra emergenza. La siccità che abbiamo avuto quest'estate è costata all’agricoltura italiana 6 miliardi di danni pari al 10% della produzione agroalimentare nazionale".

Qual è la soluzione?

"Noi di Coldiretti, insieme all'Anbi, abbiamo elaborato un progetto che prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo per l'acqua piovana. Ad oggi ne sfruttiamo solo l'11%, una percentuale bassissima se pensiamo che si potrebbe usare l'acqua raccolta dalla pioggia per irrigare i campi".

I rincari hanno comportato una situazione di generale impoverimento. Quante sono le famiglie indigenti che, ad oggi, non riescono ad acquistare nemmeno generi di prima necessità?

"Nel periodo del Covid avevamo già raddoppiato il numero di nuclei familiari che avevano difficoltà ad avere disponibilità di cibo in modo costante nell'arco di un mese. Ora la situazione è diventata ancor più critica. Ci sono oltre 2,6 milioni di persone che in Italia sono costrette a fare ricorso alle mense dei poveri e ai pacchi alimentari. Tra questi vi sono 538.423mila bambini sotto i quindici anni di età. Mi piace sottolineare che contro la povertà è cresciuta anche la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini a partire dalla nostra esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica grazie alla quale sono stati raccolti oltre 6 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi.".

Un'altra nota dolente sono gli sprechi alimentari che proprio Coldiretti ha denunciato a gran voce nelle scorse settimane.

"Lo spreco alimentare è un' altra, grande emergenza. Nelle case degli italiani si gettano mediamente circa 67 kg di cibo all’anno. Nel complesso, a livello globale, quasi un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto ciò che viene prodotto, finisce nella spazzatura. Tutto questo con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su quei Paesi che già vivono in condizioni di povertà estrema. Recuperare le ricette del passato come suggerito dai nostri cuochi contadini o comperare prodotti a chilometri zero nei mercati agricoli di Campagna amica, che sono più freschi e durano di più, può essere di aiuto".

Prima parlava di strategie economiche. Ma noi consumatori, nella nostra quotidianità, cosa possiamo fare?

"Per sostenere la filiera agroalimentare bisogna acquistare prodotti italiani. Così si aiuta l’economia e l’occupazione del territorio ma aiutiamo anche noi stessi garantendoci prodotti di alta qualità. L’Italia ha il primato nella sicurezza alimentare. Poi bisogna evitare gli sprechi, questo è fondamentale. Se in casa abbiamo un prodotto in scadenza, ad esempio, possiamo donarlo al banco dei poveri. E poi, evitiamo di acquistare tutto ciò che è superfluo".

Un'ultima domanda.

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?

"Le prospettive non sono incoraggianti. Tuttavia, se mettiamo in atto subito delle misure, ci sono buone possibilità che la situazione migliori. Ma bisogna fare presto, non possiamo più permetterci di aspettare".

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