Giustizia solerte e giustizia inerte

C'è una giustizia che si muove quando un Pm esonda dai suoi poteri e addirittura se ne infischia delle decisioni della Cassazione.

Giustizia solerte e giustizia inerte

C'è una giustizia che si muove quando un Pm esonda dai suoi poteri e addirittura se ne infischia delle decisioni della Cassazione. E il fatto che il Guardasigilli in questione abbia anche un passato da Pm, come Carlo Nordio, dimostra che non sono i ruoli che contano ma le persone che li ricoprono. Il ministro della Giustizia ha deciso su richiesta di Matteo Renzi (che ieri ha sollevato l'argomento nel question time al Senato) di vederci chiaro sulla decisione dei Pm di Firenze che hanno condotto l'indagine sulla vicenda «Open» basata sull'accusa di finanziamento illecito ai partiti: i magistrati, infatti, di fronte all'ordine dell'Alta Corte di distruggere il materiale sequestrato a Marco Carrai (grande amico del leader di Italia Viva) senza trattenerne copia perché l'acquisizione non era stata regolare, hanno fatto spallucce e lo hanno inviato ad un organismo parlamentare come il Copasir, cioè il comitato di controllo dei servizi segreti. Una decisione, quella dei pubblici ministeri fiorentini, priva di logica, che è sfociata solo in una dimostrazione di Potere, o meglio in una vera e propria sfida nei confronti non solo della Politica ma anche delle altre gerarchie togate: l'ennesimo messaggio in codice per dire agli altri Palazzi che i Pm possono tutto. Solo che questa volta ai Pm Nordio ha risposto da Pm e mezzo e senza scomporsi ha promosso un'indagine conoscitiva «rigorosa» e «con priorità assoluta» sull'accaduto. Insomma, conoscendo i suoi colleghi il Guardasigilli non si è fatto intimidire e ha risposto per le rime. Con decisione e in tempi rapidi, come si dovrebbe non solo per rispetto della Cassazione ma anche degli imputati.

Sempre ieri, invece, la Cedu, cioè la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Silvio Berlusconi e della Fininvest per le vicende delle quote che hanno in Mediolanum. Quote che con una decisione paradossale la Banca d'Italia ha chiesto di sequestrare perché il Cav avrebbe perso i requisiti di onorabilità per la condanna di frode fiscale; richiesta che il Consiglio di Stato avrebbe bocciato senza, però, dare attuazione alla sua decisione. La Cedu se ne è lavata le mani dicendo che la vicenda riguarda tutti, dall'Unione Europea alla Bce, meno che lei per cui i ricorrenti non possono chiamare in causa la responsabilità dello Stato italiano. La Corte europea dei Diritti dell'Uomo, a quanto pare, decide su tutto, sui migranti, sulle Ong, ha dato ragione ad un terrorista come Abu Amar in poche settimane e in due anni è intervenuta in favore di un transessuale georgiano. Ma sulle scelte più delicate si tira indietro vestendo i panni, a seconda del momento, di don Abbondio o dell'Azzeccagarbugli. Ad esempio, il ricorso intentato dal Cav sull'assurda condanna per frode fiscale contro il giudice Esposito pende di fronte alla Corte di Strasburgo dal 2014. Insomma, sui «casi» più controversi la Cedu, che preferisce non essere tirata in mezzo nelle polemiche, usa la carta dell'inerzia. Forse ci sarà un giudice a Berlino ma sicuramente non a Strasburgo. Appunto, per la giustizia non bastano le toghe, contano soprattutto gli uomini che le indossano.

E il loro coraggio: ieri i giudici della Consulta, che pure non sono dei cuor di leone, per rispetto e in ossequio al buonsenso, hanno risposto picche dando cinque schiaffoni ai ricorsi dei medici e dei professori «no vax».

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