Fra le donne trentine che hanno fatto la storia c'è anche la brigatista Margherita "Mara" Cagol, storica compagna di Renato Curcio e uccisa in un conflitto a fuoco con i carabinieri il 5 giugno 1975. È stato infatti presentato a Trento, nei giorni scorsi, il volume illustrato "33 trentine", su iniziativa della Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo. Come riporta il sito ufficiale del Consiglio provinciale, le biografie del libro – da Margherita Boninsegna che visse nel XIII secolo, fino a Paola de Manincor, scomparsa appena dieci anni fa - sono dedicate a donne importanti nelle arti, nelle scienze e nella società, nate in Trentino o che hanno attraversato nei secoli la nostra provincia. Un’ultima scheda è dedicata - informa sempre il consiglio della Provincia - "alla drammatica figura di Mara Cagol, la brigatista morta in conflitto a fuoco nel ‘75": "Abbiamo scelto di riportare anche questa biografia – si legge nel volume – per sottolineare che la forza delle donne può anche essere distruttiva se non è ispirata a valori quali la convivenza pacifica e la non violenza". Il lavoro di scavo storico è stato di Giorgia Decarli e del Centro studi interdisciplinari di Genere – Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell'Università di Trento (coordinamento: Barbara Poggio).
Urzì (Fratelli d'Italia): "Cagol esempio negativo, ritirare il volume"
L'inclusione della brigatista Cagol nel volume, tuttavia, sta generando non poche polemiche. Era proprio necessario inserirla fra le donne trentine da ricordare? Non c'erano altre figure più meritevoli? "Non è materia di competenza della giunta provinciale e la commissione Pari opportunità ha la propria autonomia" precisa al al Corriere del Trentino il governatore Maurizio Fugatti, secondo il quale sarebbe stato opportuno evitare di inserire la terrorista nel volume da poco pubblicato. Durissimo il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia e consigliere regionale Alessandro Urzì, che chiede il ritiro del volume. "L'inclusione nel libro fra le donne da ricordare di Mara Cagol, fondatrice delle Brigate rosse, alla vigilia della giornata dedicata alle vittime del terrorismo, nella data dell'omicidio di Aldo Moro (e Peppino Impastato) - afferma Urzì - costituisce una offesa a tutte le donne che con la loro tenacia, il loro sacrificio, la loro passione, la loro intelligenza si sono meritate gli onori delle cronache e della vita". Mara Cagol, sottolinea Urzì, "è un esempio negativo, una criminale morta in un conflitto a fuoco contro i carabinieri, la degradazione dell'umanità che pensa di conquistare scorciatoie con la violenza sino alle estreme conseguenze". Polemiche anche da sinistra: "Si poteva evitare di dare questo tipo di esempio alle future generazioni e fare molta più attenzione ad educare i bambini alla storia e chi davvero ha combattuto per essa" commenta sui social l'attivista del Pd Vittoria De Felice.
Chi era Mara Cagol, la terrorista rossa
Come ricorda La Stampa, Mara - suo nome di battaglia - è stata la moglie di Renato di Curcio e con lui ha fondato le Brigate rosse. Di famiglia cattolica, dopo la laurea in sociologia a Trento e dopo avere sposato Renato in chiesa, ha dato vita al movimento armato che avrebbe dovuto sovvertire l’ordine dello Stato.
Pubblica con il marito la rivista "Lavoro Politico", occupa le case di Quarto Oggiaro, si trasferisce a Torino per convertire alla rivoluzione gli operai della Fiat, entra in clandestinità, partecipa al rapimento del giudice Sossi, libera col mitra in pugno Renato Curcio detenuto nel carcere di Casale Monferrato, guida il commando che per auto finanziarsi sequestra l’industriale Vittorio Vallarino Gancia, lo rinchiude in una cascina dalle parti di Acqui Terme e ne diventa la guardiana. Muore il 5 giugno 1975 in un conflitto a fuoco con i Carabinieri.
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