"Il passato è tornato...". La verità sul suicidio di Seid

I genitori di Seid Visin, il calciatore 20enne morto suicida, ribadiscono che il razzismo non c'entra con la morte di loro figlio

"Il passato è tornato...". La verità sul suicidio di Seid

"Il razzismo non c'entra con la morte di nostro figlio". Lo affermano con tono deciso i genitori di Seid Visin, il calciatore 20enne di origini etiopi che si è tolto la vita il 4 giugno 2021. "Nostro figlio aveva cancellato l'Etiopia, era felice qui. Tutto è cominciato col lockdown", spiegano Maddalena e Walter Visin nel corso di un'intervista rilasciata all'emittente campana Telenuova.

"Quella lettera risale a 30 mesi fa"

"Voglio precisare che Seid non ha fatto quel gesto per problemi razziali". Lo ribadisce ancora una volta Walter Visin, padre adottivo di Seid, l’ex calciatore di origini etiopi con trascorsi nelle giovanili del Milan. Intervistato da Telenuova, in Signor Visin spiega che la lettera firmata da Seid contro il razzismo, e letta durante il funerale "è stata scritta tanti anni fa. Mio figlio – racconta l'uomo –lottava contro le discriminazioni razziali di tutti i generi. Non faceva niente per sé, faceva per gli altri". Walter Visin ha annunciato la volontà di dare un seguito alle idee contenute in quella lettera attraverso un progetto rivolto ai giovani "per aiutarli ad essere forti. Noi adulti, la politica, non siamo bravi, siamo egoisti. I giovani quindi devono essere forti per lottare come ha fatto Seid".

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Pubblicato da Telenuova su Lunedì 7 giugno 2021

"Il disagio è nato col lockdown"

Nel corso dell'intervista, la mamma di Seid pone l'accento "sull’isolamento che i ragazzi hanno vissuto durante la pandemia" spiegando che suo figlio avrebbe vissuto con difficoltà il lockdown trascorso a Milano, dove studiava giurisprudenza all'università Statale. "Se ne stava chiuso 24 ore su 24 in una stanza nello studentato. - afferma - Quello che dobbiamo fare è non lasciare i ragazzi da soli, devono stare insieme, socializzare".

Maddalena racconta come, durante i primi anni trascorsi in Italia, Seid "non voleva neanche sentir nominare l’Etiopia, non voleva saperne nulla. Ha sempre dichiarato in giro di essere nato in questa famiglia. E’ stato felice finché è stato un bambino.

Quando ha iniziato a crescere – aggiunge –gli è tornato addosso tutto il passato, ha iniziato a essere più riflessivo, ha iniziato a vivere un disagio. Si è attivato, era un paladino della giustizia, infatti si è iscritto a giurisprudenza nonostante io cercassi di indirizzarlo altrove. Lui credeva nella giustizia".

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