I Marziani

A volte si resta sbigottiti per il dibattito che anima la sinistra. Nella sua indeterminatezza è una fabbrica continua di neologismi

I Marziani
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A volte si resta sbigottiti per il dibattito che anima la sinistra. Nella sua indeterminatezza è una fabbrica continua di neologismi (vedi «il campo largo», copyright della premiata coppia Letta-Boccia), di alleanze da fare e disfare (vedi il corteggiamento del Pd a Giuseppe Conte che da bisbetico domato dice un «no» in pubblico oggi, ma già confida un «sì» per il dopo europee), di parole d'ordine che riflettono ideologie di minoranze - perché di questo si tratta che poco rappresentano problemi e disagi della maggioranza degli italiani.

Appunto, ciò che emerge è la distanza tra questi mondi e il Paese. La stessa distanza che divide la Terra da Marte. Siamo al cospetto di marziani che vivono su un altro pianeta, magari il pianeta «Woke». Poi, quando scendono sulla superficie terrestre, si scontrano con la realtà. Basta guardare a ciò che avviene nelle città che amministra la sinistra. Ieri il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si è scusato con i suoi concittadini visto che alcuni quartieri della Capitale sono assediati dalla sporcizia. Ma almeno lui si è accorto che c'è bisogno del termovalorizzatore, mentre se fosse per la segretaria del Pd, Elly Schlein, quell'opera non si farebbe mai. Lei preferisce, in ossequio ad un ambientalismo da operetta, la Roma che assembla i rifiuti nella più grande discarica d'Europa o che li spedisce a peso d'oro, come accadeva fino ad un anno fa, alle Azzorre, secondo i canoni del buongoverno - è una battuta - grillino.

Cambi città e trovi a Milano un altro marziano, il sindaco Sala. Anche lui, impregnato com'è di cultura «woke», si è dimenticato che tra tanti diritti c'è anche quello della sicurezza degli studenti. Un argomento, quello della sicurezza in città, che o lo irrita o l'annoia. Se ne sono accorti i fiori all'occhiello tra gli atenei milanesi - dalla Bocconi, al Politecnico alla Iulm che si sono inventati un servizio di vigilantes per scortare, la sera, gli studenti che lo richiedono alla più vicina stazione della metropolitana. Un'iniziativa che colpisce e che avvicina alcune zone di Milano ai peggiori quartieri di Caracas.

La verità è che le amministrazioni di sinistra invece di garantire la presenza dei vigili urbani in città preferiscono affidarsi agli autovelox: non garantiscono la tranquillità dei cittadini ma fanno cassa. Si riempiono la bocca di congetture sul salario minimo, ma poi non battono ciglio a comminare una multa di 200 euro ad un lavoratore che ne prende 1.200. Qualcuno dirà che si tratta di un ragionamento populista: forse, ma lo spieghi al pendolare che non ha i soldi per il taxi o l'autista. La verità è che la sinistra ha urgente bisogno di un bagno di realtà. Ci si può crogiolare con le bandiere arcobaleno o divertire sfilando al Gay Pride, ma nella consapevolezza che la maggioranza delle persone pensa ad altro. Quei temi possono attirare l'immaginario collettivo della tua tribù, ma non colgono i veri problemi, i veri guai, le vere paure del Paese.

Sono slogan e parole d'ordine che possono strappare applausi ai raduni di piazza Maggiore a Bologna o in qualche talk show, ma alla maggioranza degli italiani appaiono collezioni di «supercazzole». Di questo passo, da qui a due anni, magari la sinistra metterà in piedi l'agognato «campo largo», ma per vincere le elezioni rischia di dover attendere che l'uomo metta piede su Marte.

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