Parigi non vuole i migranti, loro insultano: "Italiani di m..."

Nelle ultime settimane sono aumentati i flussi migratori verso la Francia e la chiusura del centro di accoglienza del parco Roya ha indotto molti stranieri ad arrangiarsi accampandosi anche sui binari della ferrovia

Parigi non vuole i migranti, loro insultano: "Italiani di m..."

"Italiani di m... Qui non va bene, così non va bene". È bastato soltanto mostrare l'obiettivo di una fotocamera per sentirsi apostrofare in questa maniera da un migrante, probabilmente di origine africana, che ha insultato la nostra troupe, quest'ultima intenta a documentare un'emergenza umanitaria senza fine.

Teatro dell'accaduto è il confine italo francese di Ventimiglia, in provincia di Imperia, dove decine di stranieri (centinaia, a rotazione) dormono accampati sui binari della ferrovia, sull'argine del fiume Roya o in spiaggia. Migranti di diverse nazionalità, ma in prevalenza afgani o provenienti dall'Africa sub-sahariana, che vivono immersi nella sporcizia, col rischio (come già accaduto in passato) di essere morsicati dai topi durante il sonno o di contrarre malattie infettive.

Ognuno di loro attende un passaggio clandestino per la Francia. Alcuni riescono a varcare la frontiera. I più fortunati si disperdono, poco a poco, in Europa; mentre per tutti gli altri (in media una cinquantina al giorno) si riaprono le porte del nostro Paese, verso il quale alcuni di loro nutrono tanto odio, anche se alla fine non è certo colpa dell'Italia, se Parigi ha mandato in frantumi i loro sogni.

Il riferimento a Parigi non è certo a caso, visto l'annuncio del ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin, che in un recente incontro a Villa Medici a Roma con la sua omologa italiana, Luciana Lamorgese, ha comunicato l'intenzione di organizzare una serie di pattuglie miste alla frontiera italiana, per evitare che i migranti sbarcati sulle nostre coste possano oltrepassare il confine.

Qualcosa, però, è cambiato rispetto a pochi giorni fa. Il centro di accoglienza del parco Roya, dove i migranti hanno sempre ricevuto vitto e alloggio gratuito, oltre che un'assistenza legale e sanitaria, è chiuso dal primo agosto. La struttura, aperta nel 2015 proprio con l'intento di fronteggiare i flussi migratori, non ha più ospiti al suo interno.

Gli ultimi trenta migranti sono stati trasferiti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) della provincia di Imperia, lo scorso 30 luglio, ma già da prima, su disposizioni del prefetto di Imperia, Alberto Intini, erano stati impediti nuovi ingressi. Motivo: evitare che si verifichino altri contagi.

Ciascun nuovo ospite, infatti, avrebbe dovuto essere sottoposto a quarantena di quattordici giorni, prima di essere accolto nel campo, ma ciò sarebbe stato impossibile per evidenti ragioni spazio. Senza contare che lo stesso prefetto ha più volte fatto presente, che il centro di accoglienza non doveva essere considerato un "albergo".

Tutto questo, però, non è servito a impedire l'arrivo dei migranti alla frontiera di Ventimiglia. Certo, siamo ancora lontani dall'emergenza del 2015, quando circa novecento stranieri invasero il piazzale antistante la chiesa delle Gianchette, in condizioni disumane, ma i flussi sono in costante crescita e procedono in modo parallelo agli sbarchi. Il risultato è che senza un centro di accoglienza sono costretti ad arrangiarsi, come si dice, alla bell'e meglio.

C'è, dunque, chi ha trovato riparo sui binari, sotto il cavalcavia e chi si rifugia tra le sterpaglie del fiume o sulla ghiaia della spiaggia. Il minimo comune denominatore è il degrado, che più volte il sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino (indipendente di area centrodestra) ha criticato in modo categorico.

Il primo cittadino è sempre stato favorevole alla chiusura del campo, ma se fossero stati impediti nuovi arrivi. In questo caso a rimetterci è l'immagine della città che rischia di vivere una seconda odissea, complice la calda stagione che permette agli stranieri di vivere all'aperto.

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