I migranti: "Chi ha la pelle più scura muore prima degli altri"

I profughi raccontano: "Botte, minacce e niente acqua. Chi cerca di salire in coperta per respirare viene ucciso. E gli scafisti chiudono i neri nella stiva. Gli altri stanno sul ponte"

I migranti: "Chi ha la pelle più scura muore prima degli altri"

Botte, minacce di morte e niente acqua: questi gli ingredienti del viaggio dell'orrore dalla Libia all'Italia, nelle parole di un migrante adolescente ora ricoverato nelle strutture di Save The Children.

Il ragazzo, che vuole farsi chiamare Ali in memoria di un suo compagno di viaggio morto tra i flutti, racconta: "I libici che mi hanno portato in Italia sono disumani... Non parlano a parole, ma con i calci dei fucili. Hanno gettato in mare otto nigeriani. E hanno gettato in mare il mio amico. Sono tutti annegati."

Ali era chiuso con altre centinaia di disperati in una stiva priva di ogni apertura comunicante con l'esterno, senza avere nemmeno un po' d'acqua a disposizione, "perché altrimenti avremmo chiesto di andare in bagno". Del resto, sui barconi di toilettes generalmente non ce ne sono e "se qualcuno si sente male o cerca di salire in coperta per prendere una boccata d'aria gli avrebbero sparato immediatamente", racconta Ali.

Un altro ragazzo, Ibrahim, viene dalla Somalia ed ha appena diciassette anni. Racconta di come gli scafisti disponessero i migranti sulle carrette del mare in base alla nazionalità: sul fondo chi proviene dall'Africa subsahariana e dal corno d'Africa, più in alto i maghrebini e i mediorientali: "I somali venivano stipati nei ponti più bassi, gli altri più in alto". Questa versione è stata anche confermata da parte di alcuni migranti palestinesi e mediorientali.

Parlando con il quotidiano britannico The Independent, un portavoce di Save the Children ha confermato che nelle priorità di imbarco degli scafisti gioca sicuramente un ruolo

importante la quantità di denaro pagata dal singolo migrante (in genere gli eritrei e i somali hanno meno disponibilità), ma anche una buona dose di razzismo. Chi ha la pelle più scura, finisce sul fondo.

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