I tradizionalisti scuotono la Chiesa su islam, gay e dottrina

Una dichiarazione dei tradizionalisti irrompe nel dibattito dottrinale della Chiesa. Burke e gli altri puntualizzano su gay, islam e celibato

I tradizionalisti scuotono la Chiesa su islam, gay e dottrina

Il cardinal Raymond Leo Burke e il cosiddetto "fronte dei tradizionalisti" hanno di nuovo diffuso un testo volto alla correzione di quelli che ritengono essere dei veri e propri "errori" tangibili nella Chiesa cattolica contemporanea.

Anche questa volta la forma scelta è quella della dichiarazione, che risale allo scorso 31 maggio, ma che è stata pubblicata solo poco fa. L'impronta data al cattolicesimo da papa Francesco e dalla sua pastorale non viene chiamata in causa, ma considerando le distanze dottrinali tra i sottoscrittori e il pontefice, sembra di poter dire che il porporato americano e gli altri abbiano voluto - come spesso è accaduto in questi anni - segnalare tutta la loro preoccupazione per la "confusione imperante".

Volendo sciorinare per intero i punti sollevati nel documento, evidenziamo come quest'ultimo sia approfondibile sul sito di Corrispondenza romana. Sintetizzando, invece, è possibile tener presente alcuni passaggi di stretta attualità: uno, di sicuro centrale, è quello sulla visione che la dottrina cattolica dovrebbe perseguire quando si ha a che fare con le cosiddette "istanze Lgbt". Coloro che hanno deciso di firmare la dichiarazione hanno operato mediante un procedimento abbastanza semplice, cioè richiamando soprattutto le fonti. Su questi aspetti, per esempio, il cardinal Raymond Leo Burke e gli altri firmatari citano il Catechismo. Una necessità di chiarezza può essere stata percepita per via di alcune aperture al mese dell'orgoglio gay, che una parte di Chiesa cattolica, quella più progressista, non ha disdegnato di operare nel corso delle ultime settimane. Il gesuita e consultore del Vaticano James Martin, per esempio, ha augurato via Twitter "buon mese del Pride" alla comunità Lgbt.

Il vescovo Athanasius Schneider e l'insieme di ecclesiastici che sostengono la dichiarazione pensano invece che: "Le unioni che hanno il nome di matrimonio senza possederne la realtà, non possono ricevere la benedizione della Chiesa, poiché ciò è contrario alla legge naturale e divina". Poi il focus sul rapporto che deve intercorrere tra cattolici e musulmani: "I musulmani e tutti quelli che non hanno fede in Gesù Cristo, Dio e uomo, anche se monoteisti - ha sottolineato il "fronte tradizionale" degli alti ecclesiastici - non possono rendere a Dio la stessa adorazione dei cristiani, cioè il culto soprannaturale in Spirito e Verità di quanti hanno ricevuto lo Spirito di adozione filiale". Non è quindi possibile una equiparazione gerarchica tra le due confessioni. E se questa è una critica pare destinata al pontefice regnante.

Il testo, che riporta pure la firma del cardinal Janis Pujats, che è l'ex arcivescovo di Riga e di altri due arcivescovi dell'Europa dell'Est, è anche centrato su una lunga serie di questioni dottrinali che potrebbero essere stravolte o in parte modificato dal prossimo Sinodo, che si terrà in Amazzonia: si va dal celibato dei consacrati al fatto che non possa esistere alcuna tipologia di diaconato femminile.

La mossa, comunque, va interpretata alla luce di un'unità di base che pure i tradizionalisti vogliono perseguire, almeno secondo quello che hanno scritto, nella Chiesa cattolica.

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